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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Caso Russia, non tutti nella Lega scaricano Savoini: "È un nostro soldato"

Parla Mario Borghezio, ex parlamentare leghista: "Certo che conosco il Savo, è un mio vecchio amico. Tutto alla luce del sole, le casse della Lega sono vuote"

Tiene banco su tutti i quotidiani lo scandalo della presunta trattativa per i fondi russi alla Lega. Non tutti nel Carroccio scaricano Savoini. "Certo che conosco il Savo, è un mio vecchio amico. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Persone che, anche quando ci sono le turbolenze, restano ferme come torri. Ma lo sa che quasi sono contento? Per diventare un soldato politico non è male aver affrontato qualche prova dura". Sono le parole di Mario Borghezio in un'intervista al Corriere della Sera che su Gianluca Savoini sottolinea "è un soldato della Lega, delle nostre idee". "Savoini è presidente dell'associazione Lombardia-Russia non a caso, non è che si occupa della Cambogia. E' normale che fosse agli incontri e forse era più interesse della parte russa, che si deve premunire dai mestatori e faccendieri che cercano di infilarsi ovunque", prosegue l'ex parlamentare.

"Si era guadagnato la stima della Russia. Lo consideravano un amico, interlocutore affidabile. Ma la prova assoluta che tutto fosse alla luce del sole è che in questa stagione le casse della Lega sono vuote". Sul perché Salvini scarica Savoini, Borghezio è cauto: "Ma si può capire -aggiunge- una certa prudenza davanti a un'inchiesta che sembra una spy story. Della questione affari nulla so e nulla voglio sapere. Ma la linea ufficiale della Lega, 'non sappiamo nulla', è comprensibile. Prudenza doverosa da parte di chi ha responsabilità nel governo, visto il tentativo pesante di montatura indirizzata a colpire Salvini attraverso una persona facilmente identificabile come a lui vicina. Questa vicenda ha caratteri talmente oscuri che, prima di denigrare un militante leghista e credo anche tesserato, privo di cariche che possano incidere sul governo, ce ne passa".

Borghezio sostiene che Savoini "è onesto, ha la schiena dritta e non ha nulla da temere, ma conoscendo i giudici di Milano gli ho consigliato di trovarsi il migliore avvocato, perché la questione è grossa. Tiene botta, non è piagnucoloso. Quando sei nel gioco politico devi dare per scontato che un vicepremier debba difendere una certa posizione e sacrificare i valori dell'amicizia".

Fondi Russia-Lega, a che punto sono le indagini

Il ministro dell’Interno e segretario della Lega Matteo Salvini continua a prendere le distanze da Savoini. Ma "Sputnik News", sito che "esporta" le posizioni del Cremlino in Occidente, definisce in un articolo Savoini "responsabile dei rapporti con la Russia per la Lega Nord". Lo stesso segretario della Lega lo definiva come uno degli "official representatives" in un'intervista del 2014. Il caso, questa è la sensazione, è solo all'inizio. "Possono cercare soldi in Russia, Lussemburgo, in Groenlandia, ma non li trovano, perchè noi di soldi ne abbiamo pochi, preferiamo avere l'affetto degli italiani, non ci interessano i soldi Usa, russi portoghesi... Non li chiediamo e nemmeno ne abbiamo bisogno...''' ha detto Salvini sabato sera in piazza a Sassuolo.

Il caso ripropone il tema dei legami fra il Carroccio e Mosca, e ha assunto nei fatti una rilevanza penale. La Procura di Milano ha aperto formalmente una indagine a carico di Savoini per corruzione internazionale e valuta ’avvio di una rogatoria per fare chiarezza su eventuali flussi finanziari fra la Russia e il partito. La presunta trattativa esplicata nell'incontro il cui audio è stato riportato da BuzzFeed sarebbe consistita nel dirottare nelle casse della Lega 65 milioni, a margine di un’operazione che avebbe condotto una grossa azienda petrolifera russa a vendere alla Eni petrolio per 1,5 miliardi di dollari (Eni ha già negato qualsiasi coinvolgimento). La transazione sarebbe stata poi intermediata da una banca russa, andando a finanziare la campagna elettorale della Lega. Nulla fa pensare che dalle parole si sia passati alla pratica, ma la rilevanza politica della vicenda è in ogni caso evidente.

Caso Savoini, Palazzo Chigi "scarica" Salvini

"E' stato Claudio D'Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del VicePresidente Salvini a far invitare Gianluca Savoini alla cena che si è tenuta a Roma, a Villa Madama, la sera dello scorso 4 luglio, in onore del Presidente Putin". Firmato Palazzo Chigi. La presidenza del Consiglio affida ad una nota di poche righe la fine del giallo sull'anomala presenza del faccendiere dell'Associazione Lombardia-Russia alla cena ufficiale per il presidente russo i quei giorni in visita in Italia. D'Amico, parlamentare leghista e, appunto, consigliere di Salvini, è l'uomo che tiene i rapporti con i russi. Fu infatti lui, insieme a Savoini, il regista dell'incontro del 2014 fra Putin e Salvini.

Il sito Buzzfeed aveva pubblicato una mail in cui Savoini sostiene di avere fatto parte della delegazione di Salvini come membro dello staff del ministro a Mosca il 16 luglio. Ma la notizia viene veniva smentita dallo staff del ministro dell'Interno: 'E' falso'. 

Nel frattempo esce allo scoperto il secondo uomo presente lo scorso ottobre alla presunta trattativa sulla compravendita di petrolio all'Hotel Metropol. 'Sono io il Luca dell'audio con Savoini', sostiene il legale Gianluca Meranda. 

 "Non posso dire di non aver mai incontrato Matteo Salvini, ma non è stato per questioni professionali. Visto il ruolo di ministro che lui riveste, posso dire di averlo incontrato in occasioni pubbliche". Lo ha detto all'ANSA l'avvocato Gianluca Meranda, che avrebbe partecipato, in qualità di general counsel di una banca d'affari, all'incontro all'hotel Metropol di Mosca con Gianluca Savoini, sull'acquisto di prodotti petroliferi di origine russa. "Ci sono delle indagini in corso, è giusto chiarire la vicenda con i magistrati", ha aggiunto Meranda.

Fondi russi, M5s: "Lega chiarisca meglio"

 "La vicenda va chiarita meglio, sarà la magistratura a fare le indagini, bisogna capire se Savoini ha effettivamente avuto un mandato per conto proprio, o se è stato un millantatore: su questo dalla Lega ci aspettiamo dei fatti". Così Stefano Patuanelli, capogruppo cinquestelle al Senato, intervistato dal Gr1 Rai. "La commissione d'inchiesta va bene, ma deve riguardare tutte le fondazioni, tutti i finanziamenti a tutti i partiti", dice il capogruppo cinquestelle. "Noi - sostiene - non abbiamo fondazioni, non abbiamo finanziamenti... abbiamo Rousseau, ma l'associazione Rousseau non configura finanziamenti a un partito, è un servizio che facciamo ai cittadini affinché possano partecipare attivamente alla vita del movimento cinquestelle, in totale trasparenza. Di certo - conclude - noi non ci sediamo ai tavoli con i petrolieri...".

"Se ci sono sospetti su finanziamenti ai partiti, si fa una commissione d'inchiesta per tutti i partiti. La commissione di inchiesta sui finanziamenti ai partiti serve, va fatta subito e deve riguardare tutti, anche il MoVimento. Nessuno escluso. I cittadini quando votano devono sapere se la forza politica a cui stanno dando il loro consenso fa i loro interessi o quelli di qualcun'altro". E' quanto scrive il vicepremier e ministro Luigi Di Maio su Facebbok.

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