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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Salvini indagato, ora che succede? Cosa rischia il vicepremier

I reati imputati al ministro sono sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale in merito alla questione della nave Diciotti. Di Maio lo difende: “Resti al suo posto”. Ecco cosa prevede la legge in questi casi

Matteo Salvini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento insieme al suo capo di gabinetto per sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale in merito al caso della Diciotti, la nave della Guardia costiera con a bordo 177 migranti bloccata nel porto di Catania per 5 giorni. Ma che succede ora? E cosa rischia penalmente Salvini? Gli atti dell'inchiesta saranno trasmessi alla competente procura di Palermo che a sua volta li invierà al tribunale per i ministri della stessa città.

Cos'è il tribunale dei ministri

Il tribunale dei ministri è la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La materia è regolata dalla legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che ha modificato, tra gli altri, l'art. 96 della Costituzione il quale prevede che "Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale".

Presso il tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d'Appello è istituito un collegio composto di tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o qualifica superiore. Il collegio, noto come tribunale dei ministri, è competente per tutti i reati ministeriali commessi nel distretto nel quale è istituito.

Cosa prevede la legge

I rapporti, i referti e le denunce per i reati ministeriali sono trasmessi al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per territorio, il quale, senza compiere nessun tipo di indagine, entro 15 giorni deve trasmettere gli atti al tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati, affinché possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati.

Poi, entro 90 giorni, compiute indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il tribunale può decidere l'archiviazione - non impugnabile - oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al pm, affinché chieda l'autorizzazione a procedere alla camera di appartenenza dell'inquisito. Nel caso di Salvini la competenza è del Senato.

Secondo quanto previsto dalla legge, la Camera competente può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo.

Il presidente del Consiglio, i ministri, nonché gli altri inquisiti che siano membri del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche o sequestro o violazione di corrispondenza ovvero a perquisizioni personali o domiciliari senza l'autorizzazione della Camera competente ai sensi dell'articolo 5, salvo che siano colti nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura.

Salvini: “Ogni inchiesta è una medaglia”

"Amici, da ieri notte siamo più di 3 milioni sulla mia pagina facebook. Gli altri attaccano e litigano, noi lavoriamo e risolviamo problemi. Ogni inchiesta, bugia, insulto o minaccia perché difendo la sicurezza, i confini e il futuro degli Italiani, sono per me una medaglia. Grazie". Lo scrive sui social il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Di Maio: “Salvini resti al suo posto”

"Il ministro Salvini è indagato e io credo che sia un atto dovuto in quanto ministro dell'Interno e quindi titolare delle decisioni su quelle materie. Allora, come ci si comporta in questi casi? Prima di tutto nel nostro contratto di governo c'è anche un codice etico dei ministri e in base a quel codice etico - e anche a quello del nostro movimento - il ministro dell'Interno deve continuare a fare il ministro". Il vicepremier Luigi Di Maio commenta così, in un video pubblicato su Facebook, il procedimento aperto nei confronti di Salvini per la vicenda della Diciotti.

"Non facciamo piombare di nuovo questo Paese negli scontri tra procure, pm e politica - sottolinea Di Maio -. Le istituzioni delle Stato vanno rispettate, innanzitutto la magistratura"

Il vicepremier ci tiene poi a rimarcare che "il governo è stato ed è compatto sulle decisioni prese e ci assumiamo la responsabilità di tutti gli atti portati avanti in questi mesi e che porteremo avanti nei prossimi mesi". "Devo dire che in questi giorni non è mancata la compattezza del governo - aggiunge - abbiamo fatto un gioco di squadra che sarà molto importante anche sugli altri tavoli delle emergenze" che abbiamo di fronte.

La richiesta di dimissioni per Alfano

Ai tanti che ricordavano al leader del Movimento Cinque Stelle la richiesta di dimissioni fatta per Alfano, Di Maio ha risposto: "C'è chi mi fa notare che avevo chiesto  le dimissioni di Alfano perché indagato per abuso di ufficio, ma mica  c'era bisogno di un'indagine per chiedere le dimissioni di Alfano?  Andavano chieste comunque, si doveva dimettere in quanto tale, Alfano  ne aveva fatte già abbastanza. Ora è un privato cittadino e non voglioinfierire su di lui ma all'epoca ogni motivazione era buona per chiedere le dimissioni di Alfano". 

Renzi: “Vergogna civile”

"Non chiediamo a Di Maio di far dimettere  Salvini "in 5 minuti". No! Noi diciamo solo a Di Maio che la sua doppia morale è una vergogna civile". Lo scrive su Twitter l'ex premier Matteo Renzi, secondo cui "manganellare via web gli avversari quando fa comodo non è politica, ma barbarie. Parlavano di onestà, dovrebbero scoprire la civiltà".

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