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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Italia

Renzi ha rotto il Pd, la minoranza riconsegna le tessere del partito democratico

E' il Governatore della Toscana Enrico Rossi il primo degli "scissionisti" della minoranza democratica a lasciare il Pd: "Potevamo stare insieme se le nostre idee fossero state prese minimamente in considerazione, noi iniziamo un altro percorso"

"Ho intenzione di rispedire la mia tessera del Pd alla sezione cui sono iscritto, tra l'altro l'avevo rinnovata da poco, con una lettera di spiegazioni, e magari anche di andare a trovare il segretario locale". E' il governatore della Toscana Enrico Rossi il primo degli scissionisti del Partito Democratico a rompere gli indugi dopo l'assemblea fiume di domenica in cui il segretario Matteo Renzi dopo aver presentato le sue dimissioni ha ribadito l'apertura del percorso verso il Congresso anticipato.

Alla Camera ci sono contatti per formare un gruppo da chi esce dal Pd e da chi esce da Sinistra Italiana che ieri a Rimini ha celebrato la sua assemblea fondativa con la defezione della sua anima più centrista.

Una linea già abbozzata sabato nella mini assemblea della minoranza che ha presentato all'assemblea del Pd la richiesta della stesura di un piano programmatico che strizzava l'occhio al governo Gentiloni garantendo la prosecuzione della legislatura fino al suo termine naturale. Una richiesta non ricevuta da segreteria e presidenza che ha invece riunito nuovamente la Direzione del partito martedì.

Sarà allora il banco di prova per vedere il bluff di chi ha agitato la minaccia di una scissione in diretto antagonismo al piano del ex premier Renzi. Un piano che per i detrattori renderebbe il Pd sempre più un partito personalistico. 

"Noi iniziamo un altro percorso" ha proseguito Rossi ai microfoni di Rainews24, "dispiaciuti, ovviamente, perché potevamo stare insieme se le nostre idee fossero state prese minimamente in considerazione". "Ma ci è stato detto che non è così - ha aggiunto Rossi - vuol dire che non c'è spazio in questo partito. Emiliano ha fatto un ultimo generosissimo tentativo, ne prendiamo atto senza rancori, senza bisogno di continuare questo patema e drammone. Bisogna mantenere il rispetto, anche da posizioni diverse", ha concluso Rossi.

Pontieri in azione: corsa contro il tempo

Finchè c'è vita c'è speranza ed evidentemente non alludo a Roberto Speranza ma alla possibilità di creare le condizioni perché la scissione del Pd non avvenga". Convinto della necessità di "dar battaglia a Renzi" all'interno del partito, Cesare Damiano torna a spendersi contro una scissione che "fa male al Pd, al governo e anche all'interno campo riformista" chiamato ad affrontare diviso l'offensiva della destra e delle forze populiste. Damiano, dai microfoni di Rai News24, rivendica la sua posizione di minoranza dem che non vuol dire "organizzare gli ex ds ma di coagulare un campo di forze progressiste e riformiste che, dentro il Pd, si riconoscono nei valori del socialismo".

"Se fossi sicuro che la mia candidatura impedisse la scissione mi sarei già candidato". Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, indicato come uno dei principali mediatori anti-scissione: "Qualunque problema abbia il partito, l'idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi".

In 70 pronti a lasciare: chi sono

Emiliano, Rossi e Speranza, alla Camera sono ben 47 i parlamentari dati in uscita dal Pd, al Senato se ne andranno in 20. "Sono ancora capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali al Senato, fino a quando, eventualmente, saranno costituiti i gruppi nuovi. E penso che ormai sarà inevitabile". Lo ha detto a Radio Radicale la senatrice Pd Doris Lo Moro. "Ieri all'Assemblea nazionale mi aspettavo un ascolto da parte del segretario, ascolto che non c'è stato - ha aggiunto Lo Moro- La responsabilità maggiore, se non unica, per il comportamento di ieri è stata di Renzi. Renzi vuole la scissione, se lui non fa nulla per evitarla la responsabilità è la sua e la nostra responsabilità sarà quella di costruire un'altra storia".

Che cosa succede ora al Pd

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Il Congresso Pd si farà tra aprile e maggio. Lo afferma la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, da poche ore non più vicesegretaria nazionale del Pd, in una intervista a "Il Piccolo" di Trieste.

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