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Giovedì, 25 Aprile 2024
Trattativa Stato - Mafia

Trattativa Stato-mafia, tensione tra Colle e pm

Continua lo scontro tra Napolitano e i pm siciliani: al centro, le intercettazioni di cui è stato oggetto il Quirinale. Severino (Giustizia): "Il Colle non si intercetta". Don Ciotti: "Abbiamo bisogno di verità"

Non esiste che le telefonate del Presidente della Repubblica possano essere intercettate. Dichiarazioni forti, quelle del ministro della Giustizia, Paola Severino, che da Mosca commenta così il "conflitto" tra Giorgio Napolitano e la Procura di Palermo: "Qualsiasi sia la decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione nella vicenda delle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Palermo, è fondamentale mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato".

Parole nette e chiare, quelle della Guardasigilli, che però non faranno che alimentare altre polemiche.

Per Paola Severino, però, la questione è semplice: qualunque sia il contenuto delle telefonate del Quirinale, "l'aspetto più importante è mantenere la segretezza intorno al contenuto di telefonate che possano riguardare persone istituzionalmente protette per il ruolo che svolgono".

Per questo si tratta di prendere una posizione chiara e definitiva sul seguente tema: "Non se si potevano intercettare quelle telefonate o meno, ma se debba avere prevalenza una certa interpretazione della legge costituzionale che riguarda le garanzie del Presidente della Repubblica o se si debba applicare la normativa comune in materia di utilizzazione e sensibilità delle intercettazioni".

GRASSO: "PM IN BUONAFEDE" - Non accetta critiche in merito all'operato dei 'suoi' uomini il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, che ha voluto precisare come "i magistrati di Palermo hanno agito in buona fede, secondo come ritenevano fosse giusto applicare la legge. Ora la questione è in buone mani, deciderà la Consulta". Grasso ha quindi ribadito che "il Capo dello Stato non può essere intercettato, è un fatto assodato". 

DON CIOTTI: "C'E' BISOGNO DI VERITA'" - "Non sono in grado di intervenire su queste cose ma dico solo che abbiamo bisogno di verità, i familiari delle vittime chiedono sempre verità e giustizia". Così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, il network di associazioni contro le mafie, ha risposto a chi gli domandava un giudizio sullo scontro istituzionale fra il Quirinale e la Procura di Palermo impegnata nell'indagine sulla trattativa Stato-mafia. "I familiari delle vittime, ha spiegato Ciotti, parlando a margine di una conferenza stampa per la presentazione di una proposta di legge (prima firmataria Pina Picierno del Pd) 'per favorire la testimonianza e la conservazione della memoria storica sui fatti di mafia e terrorismo', "chiedono da sempre che i segreti di Stato vengano tolti, non è possibile che il 75% dei familiari delle vittime di mafia non sappia la verità. Come si fa - ha concluso - a parlare di giustizia se non c'è la verità?". 

CHICCHITTO (PDL): "MAGISTRATURA VUOLE GOVERNARE SUL COLLE" - Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, "la giusta iniziativa presa dalla Presidenza della Repubblica mette in evidenza due questioni di fondo: che c'è un settore della magistratura che vuole affermare il suo predominio su qualunque istituzione dello Stato, Presidenza della Repubblica compresa, e che siamo di fronte già ad una forzatura rispetto all'attuale regolamentazione delle intercettazioni che devono, però, essere ulteriormente regolate. Non possiamo fare a meno di aggiungere che nel passato altre iniziative su questo terreno prese contro il Presidente del Consiglio Berlusconi hanno potuto svilupparsi nella più totale arbitrarietà". 

GASPARRI (PDL): CONFLITTO NON ARCHIVI VERITA' - Il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri, torna sulla questione (anche) per tirare acqua al mulino del suo partito, da sempre ostile al metodo delle intercettazioni: "Sempre convinto che il presidente della Repubblica abbia fatto bene a sollevare il conflitto con la Procura di Palermo, e certo che tante iniziative di Ingroia meritino fondatissime critiche, non vorrei che questa vicenda ne oscuri altre due". 

Per Gasparri "è infatti sempre più necessaria una normativa che regolamenti diversamente le intercettazioni la vicenda palermitana, comunque, non può essere archiviata insieme agli eventuali abusi nelle intercettazioni. Resta il fatto che illustri predecessori di Napolitano, come Scalfaro e Ciampi e lo stesso Mancino con Conso sono stati in posizione di grande influenza quando venivano cancellati centinaia di provvedimenti per il carcere duro ad esponenti pericolosi della mafia".

Tutto questo, prosegue Gasparri, "avvenne in un quadro tutto da chiarire, e quindi non vorremo che le discussioni di queste ore cancellino le eventuali responsabilità ed i comportamenti che io più volte ho definito da resa dello Stato nei confronti della mafia. Siamo, insomma, di fronte a questioni diverse: probabili abusi ai danni di Napolitano, uso eccessivo di intercettazioni a danno di tantissimi, e comportamenti inauditi nei confronti della criminalità organizzata da parte di chi negli anni 93-94 stava al Quirinale, a Palazzo Chigi ed al Viminale. Le ragioni di taluno non cancellano i torti di molti altri".

MESSINA (IDV): "NON TRINCERARSI DIETRO IL CONFLITTO" - Chiede che non si affossi tutto con la "scusa" del conflitto l'Italia dei Valori tramite il Ignazio Messina, componente della commissione Antimafia, per il quale "è legittimo sollevare il conflitto di attribuzioni, ma è opportuno? Stiamo per partecipare all'ennesima commemorazione della strage di via D'Amelio, a 20 anni dal sacrificio del giudice Borsellino e della sua scorta, si parla ancora di trattativa tra Stato e mafia, di servizi deviati, di politici implicati e di verità occultate".

"Ovviamente - continua la nota di Messina - non conosco il contenuto della telefonata tra Lei e Mancino, ma Le chiedo: è opportuno trincerarsi dietro al conflitto di attribuzioni? Infatti, se il contenuto è ininfluente al fine della ricerca della verità perché ingenerare nel Paese la convinzione che Lei voglia nascondere qualcosa; se, invece, il contenuto è rilevante, signor presidente, perché impedire che la giustizia faccia il suo corso? E' un problema etico, non legale!".

"Confido - conclude l'esponente dipietrista - nel suo senso di responsabilità per non rendere vano il sacrificio di chi, in nome della Giustizia, della verità e per difendere lo Stato, ha pagato con la vita".

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