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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Scelta Civica, fine del sogno di Monti: senatori passano al Pd

I senatori di quello che doveva essere il nuovo centro sono confluiti nel Partito democratico. Il ministro Giannini: "Scelta civica ha esaurito il suo compito, ora è necessaria l'aggregazione tra le forze riformiste"

ROMA - A poche ore dal primo congresso, Scelta civica si sfalda e perde i suoi senatori. Ad eccezione di Mario Monti, infatti, i cinque onorevoli di Palazzo Madama, più due deputati, hanno preso la decisione di confluire nel Partito democratico. Da oggi, quindi, Gianluca Susta, Stefania Giannini (ministro dell'Istruzione), Alessandro Maran, Linda Lanzillotta, Pietro Ichino, Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli passano con il partito di Matteo Renzi. Con loro anche il viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, non eletto in Parlamento. 

GIANNINI - "Non lo definirei un piccolo esodo, ma un'evoluzione, in parte attesa, perché è un momento in cui si devono aggregare strutturalmente tutte le forze riformiste". Così Stefania Giannini, ministro dell'istruzione, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico a Trieste, sull'adesione di alcuni parlamentari di Scelta Civica al Pd. "Il progetto di Mario Monti - ha aggiunto Giannini - ha avuto un grande senso, dopo la sconfitta alle europee, quando ho ritenuto di dimettermi da segretario del partito. Ora ha esaurito la sua funzione e a questo punto tutti coloro che, con responsabilità di governo e con responsabilità parlamentari credono che il progetto riformista debba andare nella direzione che due anni fa è stata introdotta da un movimento civico come il nostro, mi sembra che facciano questa scelta". Per Giannini, questo "è un momento in cui c'è bisogno di aggregazione sul riformismo". "Il nostro continua ad essere un ruolo di responsabilità, come avvenuto per l'elezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e per il voto di tutti i provvedimenti e continuerà ad esserlo", ha concluso il ministro.

Fine del sogno di Monti: Scelta civica perde pezzi

ACCOLTO L'INVITO DI RENZI - "Accogliamo l'invito rivoltoci da Matteo Renzi a un percorso e a un approdo comuni e riteniamo che si debba andare nella direzione che i nostri elettori ci hanno già indicato. Per questo decidiamo di aderire ai Gruppi del Partito Democratico di Senato e Camera, alcuni di noi anche al Partito stesso". Lo annunciano in una nota i senatori di Scelta Civica Gianluca Susta, Stefania Giannini, Alessandro Maran, Linda Lanzillotta e Pietro Ichino e i deputati Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli e il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda. "Il Pd renziano - sottolineano - ha assorbito il centro della società prima ancora che quello politico. Ha assorbito la base sociale ed elettorale di Scelta Civica che, infatti, alle elezioni europee nel maggio scorso ha scelto in massa le liste di questo nuovo Pd. È così venuta meno la ragion d`essere originaria di Scelta Civica, che rischia di ridursi a un piccolo partito dedicato, come sempre è avvenuto nella recente storia italiana, più ad esercitare il proprio potere di coalizione e di interdizione che a spingere per l'attuazione di una propria agenda".

PERCHE' NEL PD -  "Ci muove la convinzione - proseguono - particolarmente sentita da quelli di noi che in altra stagione con sofferenza hanno lasciato il Pd che ora è finalmente possibile voltar pagina rispetto ai partiti, alle ideologie e alla storia politica del secolo scorso. Oggi ci ripromettiamo di portare nei gruppi parlamentari del nuovo Pd i nostri valori liberaldemocratici, le nostre idee, i nostri progetti, le nostre competenze e il nostro spirito di servizio, con l'obiettivo di concorrere al lavoro entusiasmante che attende il Parlamento nei prossimi anni: quella riforma europea dell`Italia che sola può dare speranza nel futuro a noi e ai nostri figli".

FINE DI SCELTA CIVICA - L'invito di Renzi, sottolineano, "cade nel momento in cui molti di noi hanno definitivamente convenuto sulla crisi del movimento di Scelta Civica, nato nel dicembre 2012 per iniziativa di Mario Monti in funzione delle riforme indispensabili per rimettere in moto il Paese, per ridare speranza ai cittadini e alle imprese, per ridare dignità e qualità alle istituzioni e alle amministrazioni pubbliche. Mentre per un verso la rinuncia di Mario Monti all'impegno politico in prima linea e l'abbandono del movimento da lui creato ne ha reso inevitabile il rapido esaurimento, per altro verso l'agenda di ispirazione liberaldemocratica sulla cui base persone e movimenti erano confluiti in questo progetto politico è stata in gran parte fatta propria dal programma e dall'azione del Governo Renzi". "Da questo processo - osservano - è derivato l`allargamento della base sociale ed elettorale del Pd di oggi, il quale parla a settori della società che il Pd postcomunista di ieri non era in grado di aggregare".

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