Sondaggi, dal boom dei 5 Stelle al 40% di Renzi: quando hanno fatto flop
Se riusciamo a cogliere i cambiamenti di umore dell'elettorato gran parte del merito va proprio ai sondaggi, ma in passato le sorprese alle urne non sono mancate
I sondaggi sono sempre affidabili? Ovviamente no, lo abbiamo già visto in passato. È però altrettanto vero che se riusciamo a cogliere i cambiamenti di umore dell’elettorato gran parte del merito va proprio al prezioso lavoro dei sondaggisti. E del resto sono gli stessi addetti ai lavori ad ammettere che nei sondaggi un margine di errore è fisiologico. Questo margine solitamente si aggira intorno al 3%, ma è capitato che nei fatti si sia poi rivelato più ampio.
Le politiche del 2013 sono in questo senso un caso esemplare: prima delle elezioni non c’era sondaggio che attribuisse al M5s una percentuale di consensi superiore al 17%. Il centrosinistra (Pd + Sel) veniva al contrario accreditato del 35-40% dei voti, mentre la coalizione di centro-destra veniva data al 26-27%.
Sappiamo come andò a finire: la coalizione guidata da Berlusconi riuscì ad ottenere il 29,18 % dei voti alla Camera, contro il 29,55 % della coalizione Italia Bene Comune. Un clamoroso pareggio. E il M5s? Con il 25,56 % il Movimento di Grillo ottenne un consenso che nessuno aveva previsto. Ad onor del vero però già prima delle elezioni il sondaggista Nicola Piepoli dell’Istituto omonimo avvertiva che per quanto riguarda i nuovi partiti i sondaggi elettorali "sono da prendere con le pinze". Insomma, per ammissione degli stessi addetti ai lavori il boom di 5 Stelle era difficilmente prevedibile.
Le europee del 2014 e il 40% di Renzi (non previsto dai sondaggi)
Alle elezioni europee del 25 maggio 2014 i sondaggi fecero però ancora una volta flop sottostimando - e di molto - l’exploit del Pd. Secondo Ixè il distacco tra Pd e 5 Stelle era di poco più di 4 punti percentuali (32 contro 27,4), mentre per Tecnè si riduceva a due soli punti (29 contro 27). Anche in questo caso sappiamo com’è andata a finire. Renzi ottenne il 40% dei consensi doppiando di fatto i 5 Stelle (21,16%) e polverizzando gli altri partiti.
Sondaggi, le politiche del 2018 e il nuovo boom dei 5 Stelle
Torniamo a tempi più recenti. Prima delle politiche del 4 marzo 2018, la media dei valori degli ultimi sondaggi elaborata da YouTrend vedeva il M5s al 28,1%, il Pd al 22,8, la Lega al 13,4 e Forza Italia al 16,1%. Le urne hanno restituito un risultato diverso, ma non drasticamente diverso. A conti fatti possiamo dire che 5 Stelle e Lega sono stati sottostimati, mentre il Pd è stato leggermente sovrastimato. Il M5s ha raccolto infatti il 32,6% di voti alla Camera, con i dem inchiodati al 18,7. Ma in questo caso il margine di errore – nell’ordine di 3-4 punti percentuali - è più o meno in linea con l'indicazione contenuta negli stessi sondaggi.
Verso le elezioni europee
E poi, come dicevamo, c’è l’altra faccia della medaglia: sono stati proprio i sondaggisti a prevedere il boom della Lega – un partito che prima dell’elezione di Salvini a segretario sembrava morto e sepolto – e sono stati sempre i sondaggi a certificare, alla fine della scorsa legislatura, che le fortune di Renzi e del Pd stavano scemando. Cosa succederà alle prossime europee? Per ora la tendenza fotografata dagli istituti di sondaggi è chiara ed evidente: c’è un partito che vola (la Lega) e tutti gli altri che arrancano. Ma la strada da qui al 26 maggio è ancora lunga.