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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi economica

Spending review, monta la protesta

Dai sindacati alle forze politiche, cresce l'opposizione ai tagli alla spesa pubblica varati dal Governo Monti. Cgil: "Addio a 80mila posti letto, distrutto il Welfare". Pd: "Rimettere mano ai tagli alla sanità". Vendola: "E' provvedimento ammazza Italia". Lega: "Decreto inutile"

Spending review. Dopo il via libera ottenuto nella sera di venerdì con la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ora è il momento dell'analisi e "delle conseguenze". Diventati legge, i tagli alla spesa pubblica varati dal Governo Monti sono diventati causa di quella che si preannuncia una vera e propria rivolta.

Sono soprattutto i sindacati e le Regioni a portare aventi la protesta, sempre più condivisa anche da parte delle forze politiche, Idv, sinistra e Lega Nord in testa, ma che inizia a 'far breccia' anche tra le fila del Pdl e del Pd. 

Divide il decreto sulla spending review che ridisegnerà la spesa pubblica senza escludere alcun settore, dalle Province, alla difesa, dalla sanità alla scuola e dipendenti pubblici.

E se il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi ha parlato di una "svolta per lo Stato", la Spi-Cgil ha catalogato il provvedimento come "il colpo di grazia alla sanità italiana che si rifletterà direttamente sulla condizione di milioni di anziani e pensionati".

Cgil contro Balduzzi - Il sindacato avverte: verranno cancellati 80mila posto letto e chiuderanno centinaia di piccoli presidi sanitari sul territorio. "La sanità italiana negli ultimi anni ha fatto un grande sforzo, le reazioni sono comprensibili. Abbiamo fatto però un'operazione che mantiene sostenibilità a livello nazionale e incentiva i comportamenti virtuosi delle regioni" ha cercato di spiegare il ministro della Salute Renato Balduzzi.



Uil: "Nodi irrisolti" - Il decreto sulla spending review "pur cominciando ad affrontare la questione dei risparmi, non scioglie i veri nodi su cui occorre incidere per una strutturale razionalizzazione della spesa pubblica" ha commentato invece la Uil attraverso un comunicato. Il sindacato, in una dichiarazione congiunta con la Cgil, ha poi parlato di una "mannaia per i servizi pubblici resi ai cittadini e per i lavoratori che li offrono".

Protesta dei medici - "Questo è un taglio con il bisturi sui LEA (livelli essenziali di assistenza) da garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale", dichiara il presidente di Confsalute - Confcommercio Roma, Maurizio Pigozzi. "A fronte di 8.482.665 ricoveri ospedalieri pubblici - dice il presidente di Confsalute - e di 2.785.366 ricoveri privati, tagliando anche solo dell'1% e poi del 2% la spesa, oltre 200.000 prestazioni non verrebbero erogate e quindi i cittadini dovrebbero pagarle di tasca propria". 

Usb: "Ennesima mannaia" - Ancora più duro il commento dell'Unione sindacale di base, i cui lavoratori della Funzione pubblica hanno dato vita, venerdì sera in piazza Montecitorio a Roma, la "notte bianca" della Pubblica amministrazione. "I lavoratori del pubblico impiego non ci stanno a continuare a pagare il debito prodotto dalle banche e dalla speculazione finanziaria – dichiara Daniela Mencarelli, Esecutivo Nazionale P.I. USB -, dopo il blocco dei contratti fino al 2017, il taglio del salario accessorio, l’innalzamento dell’età pensionabile, solo per citare alcuni dei provvedimenti che hanno colpito i dipendenti pubblici. Contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, Mario Monti, tutto questo significa un drastico ed ulteriore taglio ai servizi pubblici e ai posti di lavoro nel pubblico impiego e questa non sarà l’ultima azione del Governo per ridurre la spesa pubblica; in autunno si prevedono nuove e pesanti manovre di risparmio".

Fronte politico - 

Sul versante politico i contrari sono numerosi e battono i pugni sul tavolo. I favorevoli, soprattutto il centro-centrodestra son di meno e più timidi. Il Partito democratico è d'accordo col principio della spending review, ma su "due, tre punti vogliamo guardarci", a cominciare dalla "sanità" ha detto Pierluigi Bersani.

Un "passo avanti e un segnale concreto di riduzione delle spese" ha detto l'Udc tramite Mauro Libé, responsabile nazionale per gli Enti locali.



Un provvedimento "ammazza Italia", invece, per Nichi Vendola, leader di Sel, che ha espresso un giudizio negativo molto netto. Denunciando "la clamorosa insensibilità del governo Monti e l'interlocuzione assolutamente retorica con i rappresentanti degli Enti locali e delle Regioni".

Polemica anche la Lega Nord: "il governo non taglia dove serve" secondo il leader del Carroccio Roberto Maroni. "I comuni virtuosi devono essere penalizzati e non puniti - ha spiegato - perché è sbagliato portare via i soldi a chi li ha risparmiati con la buona gestione".

Verso lo sciopero nella P.A. - In fase di mobilitazione anche i sindacati del pubblico impiego, che dovranno fare i conti anche con la sopressione delle Province. "E' una mannaia, pagano sempre i lavoratori e i cittadini", mentre "manca il coraggio per colpire i poteri forti" affermano Fp-Cgil, Flc-Cgil, Uil-Fpl, Uil-Pa e Uil-Rua, che bocciano il decreto e non escludono "uno sciopero generale di categoria a settembre".

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