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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi economica

Crisi, crescono le diseguaglianze: un manager guadagna 163 volte un dipendente

Studio della Fisac Cgil sui salari 2012: nel 1970 il rapporto era 1 a 20. Oggi il 47% della ricchezza è possieduta dal 10% della famiglie. Il restante 90% si divide il 53%

Con la crisi economica cresce la forbice delle disuguaglianze sociali. Il 10% delle famiglie italiane detiene poco meno della metà (47%) della ricchezza totale. Il resto (53%) è suddiviso tra il 90% delle famiglie.

Inoltre il rapporto tra il compenso di un lavoratore dipendente e un top manager è stato nel 2012 pari a 1 a 64 nel settore del credito, 1 a 163 in campo economico. Nel 1970 era di 1 a 20. 

E’ quanto emerge da un aggiornamento del rapporto sui salari 2012 presentato dal segretario generale della Fisac, Agostino Megale. I numeri del rapporto sono lo specchio di "un distacco enorme che richiede subito una legge che imponga un tetto alle retribuzioni dei top manager". 

Infatti, si legge nel rapporto, "in questi sei anni di crisi il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni si è più che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, così come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie più ricche, determinando e incrementando la vera forbice delle diseguaglianze". Infatti dallo studio emerge che "il rapporto tra retribuzione lorda di un lavoratore dipendente e compenso medio di un top manager è attualmente di 1 a 163 mentre era nel 1970 di 1 a 20".

Qui, secondo Megale,"c’è la vera ingiustizia, che cresce pensando che, nei fatti, il salario cumulato nei passati quattro anni da un lavoratore dipendente è pari a 104 mila euro lordi mentre per i top manager è pari a 17 milioni e 304 mila euro, pari cioè ad una differenza di 17 milioni e 200 mila euro". 

Per questi motivi secondo la Fisac Cgil "è arrivato il momento del lancio di un disegno di legge di iniziativa popolare, accompagnato dalla raccolta di centinaia di migliaia di firme" e contestualmente "della presentazione della legge di iniziativa parlamentare per porre un tetto alle retribuzioni nel rapporto uno a venti, immaginando che in tempi di difficoltà come questo le quote eccedenti di compensi dei top manager possano essere versate in un fondo di solidarietà per favorire un piano di occupazione per i giovani".

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