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Sabato, 20 Aprile 2024
Il caso

"Basta auto blu": via ai tagli del governo Renzi

Il governo dà il via libera alla dismissione dei veicoli in eccesso: in parte verranno ceduti a titolo gratuito alle onlus. Alcune deroghe, però, sono previste solo per il premier e per i vertici del governo. Il Codacons: "Costano un miliardo di euro ogni anno"

ROMA - Sono stati confermati e saranno spalmati nell'arco del 2015, con una gradualità che rispecchia le dimensioni del parco macchine di ciascuna amministrazione centrale. Il governo fa sul serio e, dopo le promesse, ha dato il via ai tagli alle auto blu. Con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri è infatti iniziata la sforbiciata alle automobili destinate ai politici. Che, secondo i conti del Codacons, valgono circa un miliardo di euro l'anno (il dato riguarda "l'intero parco auto di enti locali e centrali" che ammonta a "54.571 vetture").

E' stato fissato il tetto di cinque vetture per amministrazione che deve essere rispettato entro i prossimi due mesi per gli enti che attualmente hanno a disposizione fino a cinquanta auto, entro giugno per quelli fino a cento macchine ed entro fine 2015 per quelli oltre il centinaio di vetture. Il decreto che attua la riduzione già prevista nel dl sul bonus 80 euro convertito in legge a fine giugno, ha scaglionato la riduzione delle vetture anche a seconda della dimensione dell'ente. Ecco che per le amministrazioni con meno di cinquanta dipendenti l'auto a disposizione sarà soltanto una; quelle con un numero di addetti tra i cinquantuno e i duecento potranno contare su una coppia; se l'amministrazione vanta un personale ancora più esteso, ma sotto i quattrocento le auto diventeranno tre fino a un massimo di cinque veicoli per quelle con oltre seicento lavoratori.

Secondo il governo, le risorse derivanti dai risparmi ricavati dal taglio delle auto blu possono essere destinate, in aggiunta a quanto disponibile a legislazione vigente e «nella misura massima del 50%», all'acquisizione di buoni taxi. Ed è menzionato anche «l'utilizzo condiviso delle autovetture di servizio o taxi per percorsi, in tutto o in parte, coincidenti». Inoltre sono state stabilite le modalità con cui l'amministrazione si 'libererà' delle vetture in eccesso: «Mediante procedure di dismissione delle stesse a titolo oneroso», ovvero vendendole, oppure cedendole a «titolo gratuito alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale iscritte nell'anagrafe unica delle Onlus», che prestano «servizi di assistenza sociale e sanitaria».

Alcune deroghe, però, sono previste solo per il premier e per i vertici del governo: in aggiunta ai limiti fissati, che riguardano «ciascuna amministrazione centrale dello Stato, anche a ordinamento autonomo, ivi comprese le strutture di cui si avvale ciascun ministro senza portafoglio, le forze di polizia le forze armate e le agenzie governative nazionali, comprese le agenzie fiscali». Per ora quindi si tratta dello Stato, ma il decreto stabilisce che anche le Regioni e gli enti locali, nell'ambito di rispettiva competenza, adeguino i propri ordinamenti a quanto previsto. Inoltre viene precisato nel decreto come «l'utilizzo delle autovetture di servizio a uso non esclusivo a disposizione di ciascuna amministrazione» sia «consentito solo per singoli spostamenti per ragioni di servizio, che non comprendono lo spostamento tra abitazione e luogo di lavoro in relazione al normale orario di ufficio».
  

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