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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Tav, perché in realtà non è cambiato nulla per ora (annunci a parte)

Oggi inizia il lungo iter della pubblicazione dei bandi per i 45 km che compongono i lotti transalpini del tunnel. Nessun rinvio: i capitolati, come era previsto, solo in autunno. Per un eventuale stop servirebbe un voto parlamentare: e una maggioranza "no Tav" in Aula non c'è

In casa Movimento 5 stelle la soddisfazione è palpabile: "Ha prevalso la linea della ragionevolezza sul Tav Torino-Lione - dicono le deputate e i deputati del M5s nelle commissioni Ambiente e Trasporti alla Camera - Grazie all'intervento del presidente Conte, Telt ha comunicato che non partiranno i capitolati senza l'avallo del governo italiano e dunque ci sono sei mesi per 'ridiscutere integralmente' l'opera con Francia ed Europa, come da contratto di governo. Anche stavolta abbiamo fatto la cosa giusta per l'interesse degli italiani: prima di spendere cifre miliardarie dobbiamo avere la certezza della ricaduta positiva sui cittadini, sono soldi che escono dalle loro tasche". Ma è davvero così? Come stanno le cose? Cerchiamo di fare almeno un po' di chiarezza.

Oggi in realtà come da programma Telt (l'azienda francese di proprietà al 50% dello Stato francese e al 50% delle Ferrovie dello Stato Italiane che deve progettare, realizzare e successivamente gestire la sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria AV/AC Torino-Lione) inizia il complesso iter della pubblicazione dei bandi per i 45 chilometri che compongono i lotti transalpini del tunnel. La scadenza fissata per non perdere le centinaia di milioni di finanziamenti europei è il 31 marzo 2019: senza atti giuridicamente vincolanti contrari, non può che essere così d'altronde. Per quel che riguarda la "tratta" italiana, i bandi sono invece attesi solo per l'anno prossimo. 

Il governo Lega-M5s ha chiesto a Telt di non presentare all'Italia i capitolati dettagliati dei bandi. Ma sarebbe andata così in ogni caso: fino all'autunno infatti la procedura prevede soltanto le indagini di mercato per selezionare le aziende che parteciperanno. Dovrebbe partire oggi la procedura degli avvisi per la manifestazione di interesse relativi alla linea ad alta velocità Torino-Lione. La parola bandi è sparita, ora si parla di "inviti": ma è un gioco di parole, la tempistica non cambia. La clausola di dissolvenza infatti prevede la decadenza dei bandi se ci sarà una decisione politica di non procedere (può accadere con un voto parlamentare italiano, difficile invece pensare che un referendum possa annullare trattati internazionali). Tra sei mesi saranno inviati i capitolati dei bandi con i dettagli dei lavori richiesti, tutto secondo il programma per ora

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Tav, in realtà nessun rinvio: i capitolati solo in autunno

Telt quindi - ed era previsto così da mesi - soltanto in autunno porrà la questione a Italia e Francia, ovvero se procedere o meno con i lavori. In parole semplici, a oggi sulla Torino-Lione non è stato deciso alcun rinvio.  Quando Conte nella lettera inviata a Telt la invita ad "asternersi da qualsiasi ulteriore attività" che possa "produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici" per l'Italia riguardo ai bandi di gara, ribadisce una cosa già nei fatti. Se il premier non avesse inviato la lettera, non sarebbe cambiato nulla. 

La palla passa alla politica: una maggioranza parlamentare "no Tav" oggi non c'è. A meno che la Lega di Salvini in autunno accetti di allinearsi al M5s nel dire no alla Tav per mantenere unito l'esecutivo: un'ipotesi che oggi appare lontana dalla realtà, soprattutto se in seguito alle elezioni europee le gerarchie all'interno della maggioranza si sposteranno a favore del Carroccio.

O a meno che le interlocuzioni dei prossimi mesi tra Italia, Francia e Ue causino ribaltoni sostanziali: ma se tali interlocuzioni si baseranno sull'analisi costi-benefici voluta dal governo italiano, che non ha messo d'accordo nemmeno i due partiti di maggioranza ("tutta sbagliata" secondo la Lega), risulta difficile credere che quella stessa analisi possa spingere la Francia a dire no alla Torino-Lione.

"Ora viene il difficile: convincere Francia e Commissione Ue delle nostre buone ragioni illustrate dall’analisi costi-benefici" dice domenica Giuseppe Conte al Fatto Quotidiano. Un confronto su costi e ripartizione degli oneri ci sarà, quindi. Ma nessuno crede che la Francia sulla base dell'analisi costi-benefici italiana si convinca a fermare definitivamente il progetto. 

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Giorgetti (Lega): "Per fermare Tav serve voto parlamento"

"Ricordatevi che per fermare definitivamente la Tav occorre un passaggio parlamentare perché si tratta di un Trattato internazionale approvato dal Parlamento e né Conte né il Cdm possono prendere decisioni sopra il Parlamento". Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla presidenza parla di Tav a Mezz'ora in più di Lucia Annunziata. E nega che un passaggio parlamentare di questo tipo possa rappresentare "un problema serio" per l'esecutivo. Ma aspettiamo fiduciosi il lavoro di Conte". 

Il premier - spiega Giorgetti "vuole ridiscutere il progetto, non semplicemente escluderlo, ma rivederlo con le autorità francesi. E' una operazione coerente con il contratto di governo". "L'analisi costi benefici - continua Giorgetti - va discussa con il governo francese che dovrà valutare come continuare questa opera. Se c'è risparmio di denaro pubblico, come ad esempio per la stazione di Susa, si può fare. Tra l'altro l'Italia si assume costi maggiori della Francia". 

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Tav, Salvini: "Andrà avanti"

La discussione sulla Tav "di questi giorni molto probabilmente serve al governo e al Paese, perché è chiaro che se non aprono i cantieri l’economia non riparte". A dirlo, il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a margine della scuola politica della Lega sul dibattito sulla Tav Torino-Lione.

Il vicepremier ha quindi spiegato che sulla Tav "c'è di mezzo la discussione con la Francia e con l’Unione europea e la revisione del progetto, come previsto, e quindi è una discussione utile  per andare avanti". E, in ogni caso, nel governo "in questi nove mesi abbiamo sempre dialogato". A chi gli chiedeva se nel governo fosse prevalente maggioritaria una componente  contro la Tav, visto che l’analisi costi-benefici è negativa, il vicepremier ha spiegato che "se tagli delle spese e ottieni più fondi da coloro che ne hanno messi di meno, l’analisi può cambiare". La Francia "ha più chilometri e vantaggi e la Ue si è detta già disponibile ad aumentare il suo contributo". Il confronto, dalle parole di Salvini, sembrerebbe così vertere più che altro intorno alla ripartizione degli oneri.

La posizione dei 5 Stelle sulla Tav, ha ricordato Salvini, "è sempre stata contraria e quella della Lega sempre favorevole e quindi la via mediana prevista dal contratto è una revisione dell’opera". Nessuno stop all'orizzonte, al momento.

Tav, l'analisi costi benefici boccia l'opera: "Uno spreco di soldi pubblici"

"La Tav andrà avanti, i bandi partono, ma non c'è soltanto la Tav, di cui comunque discuteremo, sulle modifiche e sulla revisione dei finanziamenti con la Francia e con la Ue, ma ci sono altri 300 cantieri da sbloccare. Conte, Di Maio e il sottoscritto siamo assolutamente d'accordo che l'Italia abbia bisogno di uno choc sulle infrastrutture" dice poi lunedì Salvini in un colloquio con il 'Messaggero'.

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Tav, Toti (Fi): "Era impensabile una crisi prima delle Europee"

"Qualsiasi sia l' escamotage ideato per rimandarla di un giorno, una settimana o a dopo il 26 maggio, una decisione definitiva sulla Tav prima o poi andrà presa. E non sarà una decisione qualunque, perché ormai quest' opera è diventata lo spartiacque tra due visioni in contrasto e in prospettiva inconciliabili". A dirlo è il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in un'intervista al "Corriere della Sera".

Secondo Toti "era impensabile una crisi prima delle Europee, appuntamento sul quale troppi leader hanno investito il loro futuro in modo sproporzionato. Fino ad allora non succederà nulla e anzi lo scontro nella maggioranza sulla Tav potrebbe perfino far bene sia ai Cinque Stelle che alla Lega".

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