Terrorismo, Gentiloni: "Il rischio viene dalle carceri e dal web"
"In Italia ci sono meno persone radicalizzate e meno foreign fighters rispetto ad altri Paesi occidentali", ha spiegato il premier in una conferenza stampa a Palazzo Chigi
"Uno dei risultati più importanti" del lavoro della commissione sulla radicalizzazione è aver appurato che "i percorsi di radicalizzazione si sviluppano soprattutto in alcuni luoghi, nelle carceri e nel web, più che in altri luoghi che abbiamo magari molto seguito negli scorsi anni o decenni. Non c'è un idealtipo uguale per ciascuno dei soggetti che si radicalizzano, sono situazioni molto diverse. Ma bisogna lavorare sulle carceri e sul web per la prevenzione".
Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine dell'incontro con la commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista.
LA SPECIFICITA' ITALIANA - C'è una specificità italiana nei fenomeni di radicalizzazione. E secondo il presidente del Consiglio "per certi versi è più rassicurante nel senso che le dimensioni numeriche della radicalizzazione sono minori che in altri Paesi. Ma il fatto di avere un numero minore di persone radicalizzate o foreign fighters non ci deve indurre a sottovalutare il fenomeno e la necessità di capirlo".
"La minaccia non autorizza a fare equazioni improprie tra migrazione e terrorismo" ha detto il premier, sottolineando che la "bussola su cui si muove il governo" richiede da un lato "politiche migratorie sempre più efficaci, che coniughino attività umanitaria e accoglienza", "politiche di rigore e di efficacia nei rimpatri" dall'altro.
"UN GRANDE SFORZO" - Gentiloni ha anche ribadito come l'Italia stia facendo "un grande sforzo sul contrasto alla radicalizzazione e alla minaccia terroristica" e su questo fronte è necessario un impegno a "medio termine assieme alle comunità islamiche, ingaggiandole in un'attività di prevenzione". "Ho incontrato con il ministro Minniti la Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell'estremismo jihadistaha che ha lavorato negli ultimi 4-5 mesi sulle forme di radicalizzazione nelle minoranze fondamentaliste islamiche. E' un lavoro che proseguirà, perché quello che ho sottolineato nell'incontro con gli esperti che fanno parte di questo gruppo, è che l'esigenza del governo di comprendere sempre meglio le modalità e i percorsi della radicalizzazione per potersi meglio attivare per contrastarla, non si esaurisce oggi ma certamente ha bisogno di continuare. Mi fa molto piacere che gli esperti abbiano convenuto".