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Martedì, 16 Aprile 2024
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Sfiduciati, incerti e rabbiosi: ora un italiano su due vuole "un uomo forte al potere"

C'è un virus che si annida nelle pieghe della società: la sfiducia. Mentre cresce l'uso di ansiolitici e sedativi, l'ultimo rapporto del Censis fotografa un'Italia attraversata da una vera e propria sindrome da stress post-traumatico e da pulsioni antidemocratiche

L’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro e solo uno su dieci si dice ottimista. È la fotografia scattata dal Censis nel 53° Rapporto sulla situazione sociale del Paese in cui viene messo in evidenza un sentiment diffuso che contiene anche una forte accusa alla politica "che non sa decidere e che non guarda avanti ma è sempre più attraversata da "pulsioni antidemocratiche" che porta ben il 48% degli italiani a dirsi favorevole all'ipotesi di "un uomo forte al potere" che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni (e il dato sale al 56% tra le persone con redditi bassi, al 62% tra i soggetti meno istruiti, al 67% tra gli operai).

Secondo l'analisi dell'istituto di ricerca l'Italia è attraversata da una vera e propria "sindrome da stress post-traumatico" che porta il 75% dei cittadini a non fidarsi più degli altri.

Un dato su tutti: nel giro di tre anni (2015-2018), il consumo di ansiolitici e sedativi (misurato in dosi giornaliere per 1.000 abitanti) è aumentato in Italia del 23% e gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800.000 di più di tre anni fa). Disillusione, stress esistenziale e ansia originano un virus che si annida nelle pieghe della società: la sfiducia. 

"Il 75% degli italiani non si fida più degli altri, il 49% ha subito nel corso dell`anno una prepotenza in un luogo pubblico, il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada".

Gli italiani salvati dai risparmi delle famiglie

Una Italia incattivita, appesantita dagli effetti della crisi decennale dell'economia da cui il Paese non è mai veramente uscito perché l'aumento dell'occupazione è um bluff poiché non è associato né ad un aumento di reddito né di crescita.

"959.000 unità di lavoro equivalenti in meno rispetto al 2007, +71,6% di part time involontari per i giovani" secondo il Censis.

La tenuta sociale è stata resa possibile solo grazie alla liquidità disponibile delle famiglie "a fronte di risorse pubbliche sempre meno adeguate e meno efficienti."

Non solo dati negativi tuttavia: il sistema produttivo del Paese mostra capacità di resistenza ed è ancora sinonomi di qualità e capacità competitiva nonostante i timori per un nuovo shock economico.

Semaforo verde insomma per il nuovo triangolo industriale che di fatto si è sviluppato tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, zona che presenta un tasso di crescita del prodotto interno e dei consumi paragonabile alle migliori regioni europee.

In quattro anni Bologna ha guadagnato 10.000 residenti, l'area milanese aumentato la propria popolazione dell'equivalente di una città come Siena (53.000 abitanti in più), cui si aggiungono i quasi 10.000 residenti in più della contigua provincia di Monza.

Una affermazione di forza che mette in luce le disuguaglianze di un Paese da cui invece si fugge sempre di più: in un decennio più di 400.000 cittadini italiani 18-39enni hanno abbandonato l'Italia, cui sommare gli oltre 138.000 under 18 anni che hanno compiuto lo stesso passo seguendo le famiglie.

"Dal 2015 - anno di inizio della flessione demografica, mai accaduta prima nella nostra storia - si contano 436.066 cittadini in meno, nonostante l'incremento di 241.066 stranieri residenti."

Inoltre l'area romana - a riprova dell'appannamento dell'appeal della Capitale - ha visto un crollo dell'arrivo di stranieri (20.000 in meno tra il 2012 e il 2018) così come sono diminuite le iscrizioni dal resto del Lazio e dalle altre regioni.

Rapporto Censis, quale futuro

Un sostegno arriva dall'Europa. Sono sempre meno gli italiani che addossano ai processi di convergenza europea le responsabilità delle difficoltà nazionali e locali, e sempre più si alimenta il dibattito sulla capacità delle istituzioni comunitarie di rinnovare contenuti e mezzi dello sviluppo.

Ne sono esempi la fitta rete di incubatori e acceleratori di imprese innovative nei quali diverse migliaia di giovani tentano una esperienza imprenditoriale, dove una buona intuizione può diventare una buona impresa.

Scuola, gli studenti italiani "bocciati" anche in lettura

Un tema su cui ci si dovrà confrontare in un prossimo futuro sarà invece l'istruzione. L'Italia sforna pochi laureati, mentre sono frequenti gli abbandoni scolastici: ciò comporta bassi livelli di competenze anche tra i giovani e gli adulti:

In un'Italia che deve parlare ad un mercato globare la comprensione della lingua inglese parlata riguarda il 64,3% degli studenti dell'ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado. E il 68% degli adulti non possiede sufficienti conoscenze finanziarie di base.

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