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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica Roma

Caso Marra, la rivincita di Lombardi, Ruocco e Taverna: "Non basta chiedere scusa"

Taverna: "Non basta chiedere scusa". Lombardi e Ruocco si affidano ad una frase di Martin Luther King. Nel Movimento 5 Stelle è partita la resa dei conti contro il sindaco di Roma

ROMA - E' un Movimento Cinque Stelle incredulo quello che sbatte contro la vicenda Marra. Pronti a cavalcare l'indagine, con annessa autosospensione,  del sindaco di Milano Sala, i pentastellati si sono svegliati con un guaio più grosso in casa. L'arresto del braccio destro della sindaca è giunto inatteso ed ha scombussolato i piani anche comunicativi. Doveva essere il giorno del flash mob a Siena, si trasformerà nel giorno in cui la verginità del Movimento è venuta meno. Già perché il virus Marra è diventato una malattia ed oggi i suoi bubboni sono evidenti. 

E se da un lato in Campidoglio, tra i consiglieri, sin da subito si è provato a far passare la linea del  "è un dipendente comunale, lo sostituiremo", alla Camera e al Senato, nei gruppi parlamentari, le reazioni sono state ben altre. "C'era un clima da batosta elettorale", racconta una fonte interna ai gruppi parlamentari. "Erano tutti pronti a partire per Siena, ma c'è stato l'ordine di fare dietrofront. Nessuno riusciva a parlare".

Chi è Raffaele Marra, il "virus che ha infettato il Movimento 5 Stelle"

Chi frequenta i nomi grossi del Movimento parla di "clima da resa dei conti" nei confronti della Raggi ma anche della linea Di Maio. E', in qualche modo, la rivincita di una parte del direttorio e del "Movimento vecchie maniere". Non a caso il primo a parlare è Roberto Fico che di quell'ala del Movimento è la principale espressione: "E' un fatto grave, valuteremo".

Più duro è l'onorevole Giuseppe Brescia che si scaglia, senza nominarlo, contro Di Maio, definendolo piccolo stratega: "Marra è stato arrestato per corruzione e fino a ieri Virginia Raggi lo difendeva a spada tratta arrivando addirittura a dichiarare "se se ne va lui, me ne vado anch'io". Non sono io a dover dire cosa dovrebbe fare ora il sindaco di Roma ma di certo chi, all'interno del MoVimento, nei mesi scorsi ha difeso questa linea scellerata dovrebbe smetterla di giocare al "piccolo stratega" perché evidentemente non ne è in grado e arreca solo danno al MoVimento".

Lo stesso Fico, con Paola Taverna, Nicola Morra e Luigi Di Maio, nel pomeriggio si è recato da Grillo all'Hotel Forum. A parlare, all'ingresso è stata la Taverna, che non ha usato giri di parole per commentare la conferenza stampa della Raggi"Non basta chiedere scusa e dire Raffaele Marra è solo uno dei 23.000 dipendenti del comune di Roma". Proprio la Taverna, con Roberta Lombardi e Carla Ruocco, è tra le principali accusatrici della sindaca. Più volte hanno provato a segnalare l'estraneità al Movimento del dirigente, sbattendo contro un muro. La prima a farne le spese fu la Lombardi a luglio. Poi è toccato alla Taverna e infine alla Ruocco, membro del direttorio nazionale, infuriata per le dimissioni di Minenna, originate proprio dallo strapotere di Marra. 

"E' la loro vittoria", commenta a microfoni spenti un parlamentare vicino agli affari romani. "Avevano ragione, hanno più volte avvisato Virginia che quel Marra avrebbe creato problemi". E Roberta Lombardi, le cui dichiarazioni erano attesissime, pesca  una citazione di Martin Luther King, poi condivisa anche dalla Ruocco: "La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta". L'ora delle decisioni giuste è giunta e le scuse, evidentemente, non bastano. 

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