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Giovedì, 25 Aprile 2024

Sete di giustizia, tre anni dopo il referendum sull'acqua

Sono passati tre anni da quando si è votato il referendum del Forum nazionale dei movimenti per l'acqua. Ma quanto è pubblica l'acqua nel nostro Paese? Dipende da città in città

Il 12 e 13 giugno del 2011 gli italiani votarono per quattro referendum, due dei quali riguardavano la privatizzazione dell'acqua. In entrambi i casi si decise di dire no al profitto e sì all'acqua come bene comune.

Il primo quesito riguardava le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, il secondo la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito.

In questi tre anni più volte il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha denunciato la 'non-applicazione' del risultato del referendum da parte dei governi che si sono succeduti. In più la situazione è diversa di città in città, visto che la gestione dei servizi dell'acqua è affidata alle multiservizi.

Diverse sono state le battaglie delle varie sezioni territoriali del Forum, che si sono impegnate in questi anni a far rispettare il risultato referendario. Frutti, risultati e storie di queste esperienze locali sono state raccolte in un dossier pubblicato con la rivista Altreconomia. Imperia, Reggio Emilia, Lazio, Napoli, Calabria, Toscana: passi indietro e passi avanti nel nostro Paese su quello che Andrew Liveris, amministratore delegato del colosso dell'industria chimica Dow, ha definito "il petrolio del 21° secolo".

In effetti i rischi non riguardano soltanto i confini nazionali: diverse sono le multinazionali che in molte zone del pianeta stanno acquistando migliaia di ettari di terreno con falde acquifere, laghi. L'oro incolore fa sempre più gola.

Fonte: Altreconomia →
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