Stasi, prima notte in carcere: "In cella con altre due persone"
Il Corriere racconta l'arrivo nel carcere di Bollate con lo zaino in spalla, accompagnato dalla madre. Alla notizia della conferma della condanna è scoppiato in lacrime
E' scoppiato in lacrime. Dall'altra parte del telefono i suoi avvocati. "Hanno confermato, 16 anni". Il Corriere racconta il primo giorno da "assassino" di Alberto Stasi. Sabato mattina la conferma della condanna. "E' stato lui a uccidere Chiara Poggi".
Annientato. Così è arrivato in cella sabato pomeriggio. Sotto choc, assente. Chi ha potuto avvicinarlo lo ha visto scuotere la testa, gli ha sentito dire «non è giusto»
"Eppure - scrive il Corsera - l’ipotesi che finisse così non gli è certo piovuta addosso all’improvviso. L’aveva messa nel conto, ne aveva ragionato con gli avvocati e gli amici (quelli storici non l’hanno mai mollato), l’aveva considerata assieme a sua madre Elisabetta".
Ha scelto di consegnarsi a Bollate, il "penitenziario modello", perché "lì la vita è un po' più vita di quella che altri reclusi vivono altrove". Stasi ha mantenuto la promessa di costituirsi. "Quando è arrivato - racconta il direttore del carcere, Massimo Parisi, "sembrava provato ma tutto sommato era tranquillo. Ha avuto un colloquio con il nostro responsabile educativo e divide la cella con altri due detenuti".
Niente isolamento, quindi: perché è sempre meglio non lasciare da soli i nuovi arrivati, soprattutto se non sono mai stati in carcere. E Alberto in carcere, fino a ieri, ha passato solo quattro giorni in cella a Vigevano, dal 24 al 28 settembre del 2007.