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Giovedì, 18 Aprile 2024

Tutto il coraggio di Amatrice: "Non ce ne andiamo, ce la faremo"

L'inviato del Giornale ad Amatrice, Giuseppe Marino, racconta le storie di chi ce l'ha fatta, di chi ha avuto la buona sorte dalla propria parte e ora può, deve, pensare al futuro

Si sta ancora scavando, si piangono le vittime, si curano i feriti. Ma Amatrice non ha alcuna intenzione di arrendersi. Nessuno riesce a riposare, dormire è impossibile, sia per l'angoscia che non passa sia per le numerose scosse d'assestamento che sono seguite a quella devastante delle 3.36 del 24 agosto. 

L'inviato del Giornale ad Amatrice, Giuseppe Marino, racconta le storie di chi ce l'ha fatta, di chi ha avuto la buona sorte dalla propria parte e ora può, deve, pensare a che cosa ne sarà del futuro. 

Francesco da sempre vive ad Amatrice e ha un bimbo di cinque anni; può riferire di un siparietto che a ripensarci oggi, a pericolo scampato, riesce a strappare un sorriso al papà e ai suoi amici:

Quando è arrivata la botta forte Francesco è corso nella stanza del figlio urlando in modo così concitato che il bimbetto di cinque anni ha pensato che fosse arrabbiato perché tutti i soprammobili della stanza erano stati scaraventati per terra, e ha esclamato: «Papà non sono stato io a fare cadere tutto». Francesco lo ha preso in braccio ed è corso via.

Terremoto ad Amatrice (Foto Ansa)

Ad Amatrice vive anche una numerosa comunità romena, da sempre ben integrata: negozianti, badanti, muratori.

Sono stati duramente colpiti, ci sono almeno quattro morti, incluso un bambino di dieci anni, ma anche loro insistono: non ce andiamo. 

Fonte: Il Giornale →
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