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Giovedì, 18 Aprile 2024

"Beppe Grillo ha ucciso la mia famiglia, e si rifiuta di incontrarmi"

L'intervista a Vanity Fair di Cristina Gilberti, che perse la sua famiglia in un incidente d'auto provocato da Beppe Grillo

«Non cerco nulla, se non la verità. Mi rifiuto di essere strumentalizzata da una politica in cui non mi riconosco, e dopo questa intervista non intendo tornare sull'argomento, quindi prego giornalisti e fotografi di non cercarmi più. Chiedo solo di incontrare il signor Grillo. È un gesto che devo a me stessa, ma anche ai miei genitori e a mio fratello, che non possono più parlare: lo faccio io a nome loro. Molte volte mi sono chiesta che cosa proverei ad averlo davanti a me, di persona, per chiedergli di quel giorno. Fra tutti quelli che in questo periodo sentono continuamente parlare di lui e vedono la sua faccia e leggono ovunque le sue parole ci sono anche io, e lui dovrebbe ricordarselo, e dovrebbe capire l’effetto che mi fa. Ogni giorno penso a come sarebbe la mia vita se i miei genitori e mio fratello fossero ancora con me».

Cristina Gilberti aveva 7 anni quando perse i genitori e il fratello che si trovavano in un'auto condotta da Beppe Grillo, poi condannato per omicidio colposo, finita in un dirupo.
Oggi chiede, dalle pagine di Vanity Fair, di incontrare il leader del Movimento 5 Stelle.

Non poteva contattarlo privatamente? «Ci ho provato. Ho anche telefonato al suo ufficio stampa: ho espresso il desiderio di un confronto privato, mi hanno promesso che mi avrebbero fatto sapere. Mi ha richiamato un nipote di Grillo: mi ha spiegato che tutta la sua famiglia aveva sofferto per l'incidente, che non era il momento di ritornare sull’argomento. Ma per me il momento è questo: sono cresciuta, sono mamma, sono pronta per sapere e per parlare. Solo dopo quel "no" ho accettato di parlare con voi».

In passato, Beppe Grillo l'ha cercata? «Mai. Non ho mai avuto occasione di sentirmi raccontare come sono andate le cose direttamente da lui, l'unico che possa davvero farlo. Mi conosceva bene, era amico dei miei, frequentava la nostra casa: come è possibile che in tutti questi anni non abbia mai sentito l’esigenza di vedermi, di chiedermi scusa, almeno di telefonare ai miei genitori adottivi per sapere come stavo?».

Fonte: Vanity Fair →
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