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Giovedì, 25 Aprile 2024

"Stefano non voleva dire dove nascondeva la droga, ecco perché lo hanno massacrato"

Quella dei carabinieri doveva essere una "brillante operazione antidroga", ma si risolse quasi in un nulla di fatto. Le rivelazioni dell'Espresso sul caso Cucchi

Chi ha massacrato Stefano Cucchi? E soprattutto: è stato il pestaggio la causa della morte del geometra romano? Sono le due domande che hanno segnato tutto l’iter processuale legato alla vicenda Cucchi e a cui, finora, dalla giustizia sono arrivate solo risposte parziali. C’è però una terza domanda su cui vale la pena soffermarsi: qual è il motivo del (presunto) pestaggio ai danni di Stefano? L’Espresso ha provato a rispondere svelando nuovi dettagli sul possibile movente che ha dato inizio a tutto la vicenda. 

Un movente che ha a che fare con la reticenza, da parte di Cucchi, a svelare ai carabinieri che lo avevano arrestato dove avesse nascosto l’importante quantitativo di droga (si parla di 133 grammi di cocaina e quasi un chilo di hashish) di cui era effettivamente in possesso. Per dirla in altre parole: quella contro Cucchi doveva essere una "brillante operazione antidroga", ma si risolse quasi in un nulla di fatto. I carabinieri trovarono solo venti grammi di hashish, due dosi di cocaina e due pasticche di ecstasy che in realtà si rivelarono compresse di Rivotril per la cura dell’epilessia, mentre la successiva perquisizione a casa dei genitori del ragazzo non diede alcun esito (la droga venne trovata solo il 6 novembre 2009, diversi giorni dopo la morte di Cucchi, in un appartamento di Morena occupato saltuariamente dal geometra. Ad allertare le forze dell’ordine del ritrovamento dello stupefacente fu lo stesso papà di Stefano Cucchi).  

Durante i primi interragori Cucchi mantenne dunque "una comprensibile reticenza circa il luogo dove realmente egli abitava" (lo scrivono gli stessi giudici della corte d’Assise), un comportamento che ha infastidito i militari che lo avevano in custodia. Secondo l’Espresso è proprio sulla base di questa ipotesi che si stanno muovendo gli inquirenti che hanno messo sotto indagine i carabinieri.

Ad avvalorare questa tesi c’è anche la testimonianza di un appuntato, Riccardo Casamassima, che in un interrogatorio del 30 giugno 2015 dice: "Sembrerebbe una cosa preparata prima, cioè che i carabinieri sapevano che Cucchi aveva un quantitativo importante e lo cercavano a casa dei genitori, non trovando nulla per estorcergli hanno cominciato a menarlo". 

Fonte: L'Espresso →
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