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Sabato, 20 Aprile 2024

Caso Yara, Roberto Saviano e i dubbi sulla condanna di Bossetti

Lo scrittore: "Il padre di Yara ha lavorato in un’azienda di proprietà dei figli di Pasquale Locatelli, superboss del narcotraffico. Inquietante non si sia indagato in questa direzione"

"Il padre di Yara ha lavorato per la Lopav, un’azienda di proprietà dei figli di Pasquale Locatelli, superboss del narcotraffico, che aveva anche un appalto nel cantiere di Mapello. Inoltre, alla festa della Lopav parteciparono tre magistrati della procura di Bergamo. Mi sembra inquietante che non si sia indagato in quella direzione. Anche perché tutti e tre i cani molecolari usati nelle indagini, sono andati tutti dalla palestra in cui si allenava Yara al cantiere. Spero che in Appello si approfondiscano queste piste".

Sono i dubbi espressi dallo scrittore Roberto Saviano, in un’intervista esclusiva al settimanale 'Oggi', sul caso dell'adolecente uccisa a Brembate di Sopra. 

Già in passato lo scrittore campano aveva ipotizzato un collegamento tra la morte di Yara Gambirasio, la criminalità organizzata e la Lopav. In particolare, in un capitolo di "Zero zero zero" Saviano sosteneva che Fulvio Gambirasio, papà di Yara, avrebbe testimoniato in un processo a Napoli contro Pasquale Claudio Locatelli. Una ricostruzione smentita però dal genitore dell’adolescente: "Io non ho mai testimoniato contro Pasquale Claudio Locatelli. Non ho nemici". Precisazione che evidentemente non ha convinto lo scrittore, che insiste: sul caso Yara non è stata scritta la parole fine.  

Fonte: Oggi →
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