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Venerdì, 29 Marzo 2024

Cheik Diaw, il buttadentro dei night “arrogante e cattivo”

Chi è il senegalese che ha confessato l'omicidio di Ashley Olsen: il ritratto del Corriere della Sera

Un ragazzo arrogante, con la fama di essere una "brutta persona". Così l’amica di Ashley Olsen quella sera in discoteca a Firenze avvertì la donna americana che Cheik Diaw, il "buttadentro" con cui la ragazza voleva allontanarsi, non era una buona compagnia.

Un consiglio che Ashley non seguì, tornando a casa con Diaw nel suo monolocale nel centro storico, dove è stata uccisa dopo una lite. Diaw ha 27 anni ed è arrivato dal Senegal mesi mesi fa. Come il fratello Abraham, anche lui trova lavoro come buttadentro tra i night dell’Oltrarno ed è proprio in quella vita notturna che conosce la Olsen. Marco Imarisio sul Corriere della Sera scrive di lui:

Suo fratello maggiore Abraham gli ha fatto da nave scuola: ha il permesso di soggiorno da quattro anni, è ben inserito nel mondo notturno. Si definisce manager delle pubbliche relazioni, ma il suo lavoro si traduce nel fare il buttadentro per alcune discoteche d’Oltrarno. Inizia con la distribuzione dei volantini davanti alle università e nei locali frequentati dai ragazzi americani, considerati i clienti più ambiti per via della loro propensione alle sbornie omeriche con relative consumazioni e prosegue con la funzione di Cicerone attraverso la vita notturna di Firenze.

Il Corriere parla di una brutta fama: "Gli viene rimproverato l’atteggiamento da guascone, una certa aggressività nel reclutamento notturno, scatti di ira nei confronti della nutrita concorrenza e talvolta non solo della concorrenza, una tendenza all’eccesso su basi quotidiane".

Omicidio Ashley Olsen

I due, dice Cheik, non si conoscevano ma diversi testimoni lo smentiscono, spiegando che non era la prima volta che si frequentavano. Tutto inizia nella discoteca dove si incontrano, lei lo invita a casa e lui la segue. Poi insieme consumano altra cocaina e alla fine hanno un rapporto sessuale. Lo scatto d’ira di Cheik comincia quando lei lo spinge per cacciarlo via, perché il fidanzato sta per tornare. 

Allora anche io l’ho spinta e l’ho colpita con un pugno al lato sinistro della nuca; lei è caduta a terra e quindi si è rialzata e ha cominciato a spintonarmi; io ho reagito di nuovo, le ho dato una spinta, lei è caduta all’indietro sbattendo la testa sul pavimento. Poiché non si rialzava l’ho presa per il collo e l’ho tirata su. Nego di averla stretta al collo per strangolarla e di aver utilizzato qualsiasi oggetto atto allo scopo. Ribadisco che ero ubriaco e che avevo fatto uso di cocaina per cui non ho ricordi molto precisi… 
 

Fonte: Corriere della Sera →
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