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Venerdì, 19 Aprile 2024

Congedo parentale, la denuncia di un papà: "Discriminato al rientro in azienda"

Il congedo parentale è un periodo di astensione facoltativo dal lavoro concesso ai genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita ma non sempre le cose vanno nel verso giusto. Ecco cosa dice la normativa

Dopo anni passati a lavorare anche dieci ore al giorno ha pensato di trascorrere più tempo con la figlia di due anni, e con la madre sono partiti insieme per sei mesi. Dopo il congedo parentale di sei mesi tornando in azienda non ho trovato la scrivania, ma si è ritrovato nell’elenco della cassa integrazione.

Lo racconta Alessandro Moscatelli, 47 anni, in una intervista/denuncia a La Stampa:

Ora ha deciso di lasciare il lavoro e andarsene dall’Italia. "Sono scappato con la mia famiglia in Australia - racconta al telefono. E si sfoga: - Sa qual è la cosa che mi ha lasciato più tristezza? Che in Italia il congedo di paternità è visto come un’onta. Una cosa che non si può fare. E così resti solo". 

Congedo parentale, quali sono le norme in Italia

Il congedo parentale è un periodo di astensione facoltativa dal lavoro concesso ai genitori lavoratori dipendenti per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita.

Si può ricorrere al congedo parentale entro i primi 12 anni di vita del bambino per un periodo complessivo tra i due genitori non superiore a 10 mesi. I mesi salgono a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato di almeno tre mesi.

Madre e padre possono astenersi contemporaneamente, senza superare il limite complessivo di 11 mesi.

Come chiarisce l'Inps il diritto di astenersi dal lavoro spetta:

  • alla madre lavoratrice dipendente per un periodo continuativo o frazionato di massimo sei mesi;
  • al padre lavoratore dipendente per un periodo continuativo o frazionato di massimo sei mesi, che possono diventare sette in caso di astensione dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato di almeno tre mesi;
  • al padre lavoratore dipendente, anche durante il periodo di astensione obbligatoria della madre (a partire dal giorno successivo al parto) e anche se la stessa non lavora;
  • al genitore solo (padre o madre) per un periodo continuativo o frazionato di massimo 10 mesi.

Ai lavoratori dipendenti che siano genitori adottivi o affidatari, il congedo parentale spetta con le stesse modalità dei genitori naturali, quindi entro i primi 12 anni dall'ingresso del minore nella famiglia indipendentemente dall'età del bambino all'atto dell'adozione o affidamento e non oltre il compimento della sua maggiore età.

In caso di parto, adozione o affidamento plurimi, il diritto al congedo parentale spetta alle stesse condizioni per ogni bambino.

Congedo parentale, quanto spetta ai genitori

Per i genitori lavoratori dipendenti che decidono di richiedere il congedo parentale comporta:

  • un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l'inizio del periodo di congedo, entro i primi sei anni di età del bambino(o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) e per un periodo massimo complessivo (madre e/o padre) di sei mesi;
  • un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornalieradai sei anni e un giorno agli otto anni di età del bambino (o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento), solo se il reddito individuale del genitore richiedente è inferiore a 2,5 volte l'importo annuo del trattamento minimo di pensione ed entrambi i genitori non ne abbiano fruito nei primi sei anni o per la parte non fruita anche eccedente il periodo massimo complessivo di sei mesi;
  • nessuna indennità dagli otto anni e un giorno ai 12 anni di età del bambino (o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento).
Fonte: Inps →
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