La "contessina" Borromeo invita i giovani italiani a lasciare il paese

"Per costruirci un futuro dobbiamo prenderci dei rischi. Il primo? Lasciare l’Italia". A invitare all'emigrazione di massa dei giovani italiani è la contessa Beatrice Borromeo Arese Taverna, nota ai più per la sua passata esperienza televisiva ad "Anno Zero" di Michele Santoro.

Le sue parole, affidate al settimanale "A", non sono però piaciute a tutti: "facile fare la predica quando si hanno soldi e comodità" è stato il pensiero di molti.
In effetti basta vedere cosa sia andata a fare all'estero la giovane, un master in giornalismo nella prestigiosissima Columbia Univeristy, per rendersi conto come la sua partenza più che all'emigrazione assomiglia ai viaggi di studio in voga da sempre tra i rampolli dell'alta società (di sangue e di finanze).
Difficile che un semplice laureato in "Scienze della Comunicazione", magari con genitori in pensione o in cassa integrazione, possa permettersi di pagare la retta della Columbia.

Devi avere "la voglia di deragliare dalla strada che tutti davano per scontata, di fare qualcosa di più, di ottenere di più, di diventare imigliori, qualunque sia il proprio campo", continua la contessina.
Parole sante, anche se la strada di Beatrice era già bella che avviata, con la "chiamata" di Santoro (chissà poi in base a quali meriti visto che la ragazza, a parte il lignaggio, non aveva alcun requisito particolare).

"Un paio di settimane fa", continua la Borromeo, "la mia università ha organizzato incontri con le più grandi testate giornalistiche americane: in pochi sono usciti senza avere conquistato almeno un colloquio di lavoro". Mica come da noi, dove "occasioni come questa, o come i concorsi, hanno invece esiti scontati".
Giustissimo, problema annoso nel nostro paese, dove le raccomandazioni sono all'ordine del giorno e i posti "buoni" sono quasi "naturalmente" assegnati a chi "è figlio di".
Evviva la meritocrazia degli Stati Uniti! E beato chi se la può permettere!