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Venerdì, 29 Marzo 2024

Coronavirus, medico in pensione torna al lavoro: "Chi ama la sua città non può dire di no"

Mario Cavazza, 67 anni, a gennaio è andato in pensione; non avrebbe mai potuto immaginare che meno di tre mesi dopo sarebbe stato di nuovo in ospedale, sette giorni su sette. A Repubblica Bologna dice: "Se tutti fanno un pezzettino ne usciamo"

I medici in pensione rispondono all'appello e tornano al lavoro, per dare una mano in questi giorni di emergenza. "Nessuna persona che ami questa città, i suoi cittadini, il proprio lavoro, poteva dire di no. Ma quando questa crisi finirà, tornerò a fare l'umarell... "racconta a Repubblica Bologna Mario Cavazza, 67 anni. Da quando ha 25 anni il camice è la sua divisa. Quando a gennaio è andato in pensione, non avrebbe mai potuto immaginare che meno di tre mesi dopo sarebbe stato di nuovo in ospedale, sette giorni su sette.

Per anni Cavazza è stato il direttore della medicina d'urgenza del Sant'Orsola, nel capoluogo emiliano. La famiglia ha capito la gravità del momento: "Mia moglie è medico, conosce la mia passione. In questi giorni, per precauzione, lei e mia figlia vivono in un'altra casa. È stata la direttrice Chiara Gibertoni a chiedermi una mano. Se puoi essere d'aiuto alla tua città, ai tuoi cittadini, in un momento così pesante, non puoi dire no”.

Cavazza in questi giorni si occupa del lato organizzativo, "perché dietro questa emergenza c'è un lavoro enorme di coordinamento, anche con i pronto soccorso degli altri ospedali". 

Coronavirus, il dottor Cavazza: "Se stiamo a casa l'epidemia finisce"

Tra i colleghi più giovani, racconta, "questa situazione turba. Negli occhi c'è la paura, l'abbiamo tutti, ma diciamo anche: 'Coraggio, possiamo farcela'. Ho visto grande passione nei giovani medici, negli specializzandi in formazione. E ho visto solidarietà tra colleghi, anche di altre specialità che adesso sono ridotte. Hanno subito detto: 'Come possiamo aiutare?'”.

"Ognuno deve fare il suo lavoro: i cittadini, che devono stare in casa, le forze dell'ordine, chi fa da mangiare, chi cura, chi gestisce l'interesse pubblico. Se tutti fanno un pezzettino ne usciamo. Se tutti non lo fanno...ne usciamo lo stesso ma con le ossa rotte”.

Convincere le persone a stare in casa è fondamentale, i divieti possono fare tanto ma non tutto. Cavazza dice: "Ve lo diciamo da esperti: il virus muore se non trova l'ospite. Sparisce. Se non lo trasmetto, prima o poi smette. Capisco gli anziani soli, i ragazzi chiusi in casa: è chiaro, ma questa è la strada".

"Se stiamo a casa l'epidemia finisce".

Fonte: Repubblica Bologna →
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