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Giovedì, 28 Marzo 2024

Coronavirus, il paziente 1 torna a casa: ''Ho lottato per vedere nascere mia figlia''

Mattia, il 38enne lombardo che lo scorso 20 febbraio venne trovato positivo al nuovo coronavirus, può tornare a casa. Il primario del policlinico San Matteo di Pavia: ''Respira da solo, ora piange perché è felice''

Dopo un mese di cure, Mattia, il 38enne paziente 1 scoperto a Codogno lo scorso 20 febbraio, può finalmente tornare a casa. A dare la lieta notizia sulle pagine di Repubblica è Raffaele Bruno, primario di malattie infettive del policlinico San Matteo di Pavia: "Respira da solo. Lo abbiamo appena staccato anche dall'ultima macchina. Finalmente posso dirlo: sta guarendo. Ora piange perché è felice: sa che la vita gli ha regalato il tempo per veder nascere la sua prima figlia".

Coronavirus, dopi un mese torna a casa il paziente 1

Giovedì 20 febbraio, poco dopo mezzogiorno. Il 'paziente 1', 38 anni, viene scoperto a Codogno dall'anestesista Annalisa Malara, che ha "pensato all'impossibile". Quel giorno è stato l'ultimo in cui il ricercatore all'Unilever di Casalpusterlengo ha visto la moglie Valentina. Era all'ottavo mese di gravidanza, è stata infettata e ha resistito. Presto sarà mamma. A un'infermiera delle terapie intensive, appena uscito dal coma, Mattia ha detto: "Ho tenuto duro perché sto per diventare papà. Mentre avevo il tubo nella trachea ho pensato che se fossi stato solo, avrei mollato. È la vita degli altri a trascinarci avanti".

"Per me in Italia siamo tutti Mattia - dice Bruno - ogni malato fa la differenza: ma guarire lui, dal punto di vista umano, in un mese mi ha insegnato che la normalità è un privilegio". 

A seguire Mattia anche Fausto Baldanti, primario di virologia. A quattro settimane dalla verità che ha cambiato il modo di pensare il mondo, anche Baldanti è a un passo dalla svolta attesa da tutti. "Abbiamo isolato - annuncia - gli anticorpi prodotti dai primi contagiati nel Lodigiano. Il loro plasma, come già in Cina, aiuterà a salvare molte vite. Ed è pronto un test più rapido e completo del tampone. Non distingue solo chi è positivo da chi è negativo. Rivela anche la concentrazione del virus. Sapere subito quanto ce n'è, rende le terapie più efficaci e tempestive".

Fonte: La Repubblica →
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