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Giovedì, 28 Marzo 2024

Deposito di scorie nucleari: ecco quali regioni "rischiano" per davvero

In pochi, anche a fronte di incentivi generosi, sono disposti ad accettare il nuovo deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità "a due passi" da casa propria

Nessuno li vuole, ma il cerchio si stringe. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha preparato una cartina con i siti che sono potenzialmente adatti ad accogliere i depositi di scorie nucleari. Ne parla oggi diffusamente la Stampa, in un articolo di Paolo Baroni. In pochi, anche a fronte di incentivi generosi, sono disposti ad accettare il nuovo deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità "a due passi" da casa propria.

I criteri di esclusione sono tanti, ad esempio la Sardegna sarebbe esclusa (fa già la sua parte, fin troppo, con le immense zone di territorio diventate da decenni servitù militari) così come tutte le zone a rischio sismico troppo elevato. Il deposito quindi potrebbe sorgere nella parte meridionale della Puglia, in alcune piccole zone della Basilicata ionica e del Molise, oppure ancora in alcune zone vicino al mare della Campania, del Lazio e della Toscana.

Quando, negli scorsi mesi, si è ventilata l'ipotesi del deposito di scorie, in tutte le regioni sono iniziate le proteste nonostante le ampie rassicurazioni sull'assoluta sicurezza dell'operazione da parte delle autorità: nel deposito finiranno rifiuti delle vecchie centrali in via di smantellamento e rifiuti di ospedali, università, centri di ricerca e imprese, a bassa intensità e tutti "ricondizionati", come si dice in gergo tecnico. Nessun rischio quindi, ma poco cambia

Il tema è delicato ed i ministri che stanno gestendo il dossier vogliono evitare di ripetere l’errore fatto dal governo Berlusconi nel 2003 quando indicò Scanzano Jonico come sede del deposito di profondità dei rifiuti nucleari delle nostre centrali in via di smantellamento creando una vera e propria sommossa

Fonte: La Stampa →
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