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Venerdì, 19 Aprile 2024

Amanda Knox racconta "la sua verità": il documentario è già un caso

Andrà presto in onda su Netflix ed è stato presentato al festival di Toronto: "Penso che le persone abbiano bisogno di raffigurarsi l'esistenza di un mostro, per sentirsi il più possibile distanti da esso" dice la Knox

Il documentario fa discutere ben prima della messa in onda: "O sono una psicopatica travestita da pecora, o sono voi". A parlare è Amanda Knox nell'omonimo documentario che andrà presto in onda su Netflix ed è stato presentato al festival di Toronto. Risale al 2007 l'omicidio di Meredith Kercher a Perugia. Dopo due sentenze di colpevolezza Amanda è stata assolta dalla Cassazione, così come il suo fidanzato dell'epoca, Raffaele Sollecito. 

Nel film ci sono anche tanti elementi poco noti, come l'audio della telefonata che Sollecito fece alla polizia sostenendo che la porta della camera da letto di Meredith era chiusa e che Amanda era preoccupata per la sua coinquilina. "Penso che le persone abbiano bisogno di raffigurarsi l'esistenza di un mostro, per sentirsi il più possibile distanti da esso" dice la Knox. 

L'Espresso scrive: "Un racconto per cervi versi appassionante, perché ciò che traspare delle personalità di ciascuno, li trasforma in personaggi di un romanzo popolare a tinte nerissime. Un racconto da cui è quasi del tutto esclusa la vittima, anche se sul finale si vede la madre di Meredith intercettata per strada rilasciare una scarna dichiarazione".

Vanity Fair invece è molto critico verso tutta l'operazione: "Il documentario cede la parola ai diretti protagonisti. Ad un’Amanda Knox che tenta (invano) di stabilire un rapporto di empatia con lo spettatore mentre è intenta a preparare polpette nel suo tetro appartamento di Seattle. A Raffaele Sollecito, ancora incapace di esprimersi in un inglese comprensibile. A Giuliano Mignini, il pm che pur avendo guidato le indagini più deplorevoli della storia, si vanta del proprio intuito alla Sherlock Holmes".

Fonte: Vanity Fair →
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