Così i droni italiani spiano i terroristi dell'Isis
In un reportage esclusivo dell'Espresso viene descritto per la prima volta il lavoro dell'Aeronautica italiana sui territori controllati dal Daesh
Nessuno si accorge dei silenziosissimi droni che volano sui cieli iracheni. Sono droni italiani: ogni giorno, a quattromila metri di altezza, riprendono la vita quotidiana del Califfato sorvolando i territori del sedicente Stato islamico.
"Un contributo molto apprezzato dagli alleati, perché la nostra Aeronautica dopo quella americana ha la maggiore esperienza nella gestione di questi strumenti", scrive Gianluca Di Feo sull'Espresso.
Il settimanale mostra e descrive per la prima volta il contributo più importante del nostro Paese alla guerra contro il Daesh. Dalle immagini dei voli di ricognizione si vedono scene di vita quotidiana: un uomo ripreso in un posto di blocco nel deserto con una bandiera nera sul palo, sguardo fisso sui mezzi che passano. Immagini lontane da quelle delle decapitazioni e di sangue che solitamente mostrano i seguaci del sedicente Stato islamico. Si vedono bambini che camminano e uomini che riposano. Tutto scorre come nella vita “normale”, non sembra una situazione di guerra.
Questi velivoli spia non sono robot, ma sono “aerei a pilotaggio remoto”: dietro ogni mossa ci sono persone, con la loro esperienza e la loro sensibilità. Ed è in questo che gli italiani fanno la differenza. I nostri sono piloti veri, veterani che hanno guidato ogni genere di aereo o elicottero prima di passare a questo incarico.