rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024

Nel M5s volano stracci: a Roma è iniziata la campagna elettorale per le elezioni 2021

Grandi manovre nel Movimento 5 stelle dove va in scena un tutti contro tutti figlio anche della mancanza di certezze sul futuro candidato sindaco di Roma. Con Virginia Raggi che (forse) non si potrà ricandidare è iniziata la corsa a cambiare carro

Non bastava il caos del coronavirus, in piena pandemia nella Roma amministrata dal Movimento 5 stelle va in scena un vero e proprio caso politico-amministrativo che coinvolge il Campidoglio. Il sindaco Virginia Raggi si è ritrovata di fronte la realtà di un movimento diviso, con attivisti e eletti l'un contro l'altro armati e che non sembra riconoscerle l'auspicata leadership.

Ma andiamo con ordine e mettiamo in fila quanto accaduto negli ultimi due mesi grazie a una ragionata ricostruzione dei fatti culminati con la sfiducia di uno dei minisindaci che governano i municipi romani. Come spiega RomaToday infatti la sfiducia di Roberta Della Casa, la cacciata dei consiglieri del IV municipio tramite post sul blog delle stelle e la notizia del ricorso di De Vito ai Probiviri contro tre consiglieri, rappresentano solo gli ultimi capitoli. 

Virginia Raggi ormai da oltre un anno ha dei fedelissimi, un cerchio di persone ultra fidate, e una comunicazione estremamente accentratrice: un'immagine di donna sola al comando che, se da un lato ne ha limitato le critiche sia a livello locale che nazionale, dall'altro ne ha lentamente logorato la popolarità tra gli eletti e gli attivisti nei municipi. 

La mancanza di alternative per la candidatura a sindaco in vista delle elezioni comunali previste per la primavera del 2021 e l'immagine forte fuori dai confini romani, avevano però indotto Raggi a pensare di poter controllare la situazione anche da asserragliata nel suo fortino. Unico problema il doppio mandato, regola da rivedere negli Stati generali del Movimento (di cui si è persa traccia) e in alternativa da bypassare con una lista civica.

A sconvolgere i piani è però arrivata Monica Lozzi, presidente del VII municipio, che a inizio marzo ha annunciato, con diverse interviste, l'intenzione di candidarsi a sindaca di Roma. Un problema per Raggi perché Lozzi dalla base è stimata. Attivista della prima ora, incarna l'anima del primo Movimento, quella dura e pura di cui, in tempi di alleanze con il Pd e di macchie di accordi passati con la Lega, a Roma c'è tanta nostalgia. Non ha mai avuto paura in questi anni di criticare il Campidoglio per il mancato decentramento e per i problemi con la raccolta rifiuti.

A fine 2019 non si è fatta problemi a scendere in piazza con i comitati della Valle Galeria contro l'ipotesi di una nuova discarica, voluta dalla sindaca proprio nei territori dove M5s Roma è nato. Un momento, quello della protesta, in cui ha coagulato attorno a sè consiglieri e municipi dissidenti. Contemporaneamente sta, a detta di tutti, ben governando il suo territorio. E soprattutto è stata la vera artefice del vanto di Virginia Raggi, ovvero l'abbattimento delle ville dei Casamonica al Quadraro. Insomma, quanto basta per rompere il presepe della sindaca, sapientemente costruito dalla sua comunicazione, non a caso aspramente criticata dalla Lozzi.

È qui, a inizio marzo, pre lockdown quindi, che iniziano i travagli attuali del Movimento. È qui, in questo momento, che Roberta Della Casa firma, inconsapevolmente, il proprio destino da sfiduciata. Due giorni dopo l'intervista di Lozzi a RomaToday, Della Casa contatta la nostra redazione e chiede di poter replicare, rilasciando a sua volta un'intervista. Ne viene fuori un attacco duro alla collega del VII municipio, con diverse allusioni, non provate, di possibili accordi con il centrodestra. Un'intervista che, sui territori, è stata vista come un atto di sfida di Raggi e della sua comunicazione alla Lozzi e al "Movimento ribelle" sui territori. Della Casa infatti da tempo era stata scelta come carta più spendibile in tv e sui media dalla comunicazione: ottima retorica, risposta pronta, preparata, aveva tutto per affiancare la sindaca nel bis sia con il marchio Cinque Stelle, sia con una civica. Ovvio quindi che, quando spunta una rivale sui territori, diventi lei la soldatessa ideale per rispondere alle critiche e alle accuse mosse al "capo".

Peccato però che le parole di Della Casa, secondo quanto risulta a RomaToday, vengano mal digerite tanto dagli attivisti della prima ora, quanto dagli eletti sui municipi. Un boomerang capace di ingrossare il consenso di Lozzi che nel frattempo infarciva i propri social di quanto fatto sui territori. Raggi, parallelamente, dava il via alla propria campagna elettorale con attacchi (a Zingaretti), argomenti, (il Forlanini, quella contro i trasgressori delle regole del lockdown) e metodi (le ospitate dalla D'Urso) decisamente poco pentastellati e per questo finiti ancora una volta criticati nelle chat degli attivisti.

A metà aprile Della Casa incappa nella delibera di villa Farinacci, dei fondi impegnati in piena emergenza sociale per il Capodanno. È la goccia che fornisce il pretesto per la rivolta dei consiglieri, sfociata nella sfiducia. Un malumore montato soprattutto dopo un'altra intervista a RomaToday (più volte citata ieri in consiglio dalla presidente poi sfiduciata) in cui la Della Casa ha apertamente sfidato i consiglieri del Tiburtino. Insomma un altro boomerang al quale si somma anche l'indiscrezione uscita dal Campidoglio che voleva Della Casa delegata dalla sindaca. Tanto è bastato per far montare la rabbia della base e dei territori nei giorni pre discussione della sfiducia, a cui però si è unita anche quella di alcuni consiglieri comunali, usciti ieri allo scoperto.

Appena sfiduciata infatti, a raffica, sono usciti su Facebook dei post fotocopia di quello di Lozzi. A firmarli sui social i consiglieri, usando la tattica nel tempo consolidata dalla comunicazione del Campidoglio grillino, quella sintetizzabile in "al mio segnale twittate uniti". La sostanza è presto detta: serve discontinuità, no a Della Casa delegata. Insomma, Virginia Raggi, con la sua strategia, si è portata la rivolta in Campidoglio.

Ad aggiungere benzina sul fuoco il post sul blog delle Stelle, in cui a consiglio in corso, si sanciva l'espulsione dei consiglieri pentastallati che hanno sfiduciato Della Casa. Una decisione rivendicata dalla sindaca, con tanto di condivisione, sua e del suo consorte, Andrea Severini. Una scelta, quella di Crimi, su cui avrebbero pesato, secondo indiscrezioni, proprio le pressioni di Raggi, pronta a tutto per difendere la sua preferita.

Così anche il consenso tra i consiglieri comunali, dato per certo e consolidato, sembra ora logorarsi. E l'unità nell'azione di governo, più volte decantata, è scomparsa. La maggioranza è infatti finita spaccata, trasformando i consigli in video chiamata in mere comparsate dei consiglieri. Impossibile decidere nulla per veti e controveti interni. Il gruppo M5s vorrebbe votare la mozione dell'opposizione per la proroga all'appalto del porta a porta dei negozi? Insorge il consigliere Andrea Coia e cade il numero legale in Aula. Sulle strisce blu c'è chi è per mantenerne il mancato pagamento, ma si leva la protesta di Stefàno e Calabrese. De Vito presenta una delibera e tre consiglieri, gli stessi che si opponevano al suo ritorno alla presidenza del Consiglio comunale dopo i mesi di arresto per la vicenda dello stadio della Roma, si oppongono, facendo saltare la proposta nonostante i pareri tecnici degli uffici. De Vito non la prende bene e presenta un esposto ai Probiviri. 

Insomma un tutti contro tutti, figlio, secondo molti, della mancanza di certezze sul futuro candidato sindaco. Se infatti prima in Campidoglio il faro era supportare Virginia Raggi, nella sua azione di governo prima e nella sua ricandidatura poi, ora con una rivale forte all'orizzonte tutti si chiedono se non sia il caso di cambiare carro. 

Fonte: RomaToday →
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nel M5s volano stracci: a Roma è iniziata la campagna elettorale per le elezioni 2021

Today è in caricamento