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Giovedì, 28 Marzo 2024

"Chi ha il cancro e vuole curarsi deve pagare mille euro a settimana"

Un articolo de L'Espresso denuncia la messa in vendita solo a pagamento, per la prima volta, di due farmaci oncologici. "E' stata violata la Costituzione ma il governo fa finte di niente"

"Non se ne è accorto nessuno. Ma presto se ne accorgeranno i malati di cancro". Inizia così un duro articolo-denuncia di Daniela Minerva apparso sul sito de L'Espresso: "In barba alla Costituzione, per la prima volta nel nostro Paese, le autorità sanitarie hanno deciso che ci sono malati di tumore ricchi che avranno accesso a due farmaci oncologici, e quelli poveri che dovranno fare senza".

I FATTI - Il Pertuzumab (Roche) e l'afibercept (Sanofi-Aventis) sono stati autorizzati dall'Agenzia italiana per il farmaco il 27 maggio scorso e quindi ammessi in farmacia, ma a totale carico del malato. Tradotto: se un malato di cancro vuole curarsi dovrà quindi pagare per il farmaco Roche 6.000 euro per le prime due somministrazioni e poi tremila euro ogni 21 giorni; per quello Sanofi Aventis 4.000 euro ogni tre settimane.

Perché le medicine sono sì registrate e ammesse alla vendita, ma non rimborsate dal Servizio sanitario nazionale. Non era mai successo per gli anticancro, salvavita. Perché se è vero che molti farmaci innovativi sono oggi disponibili in farmacia a pagamento (è la cosiddetta Fascia C), è anche vero che si è sempre trattato di prodotti non salvavita, per i quali, il più delle volte, esiste un'alternativa, ancorché meno potente o meno avanzata.

Certo, si può osservare che l'Aifa ha agito secondo legge. Ma la legge, in questo caso, è "sciagurata e passata finora sotto silenzio: quella con la quale l'ex ministro Renato Balduzzi, oggi deputato montiano, ha deciso, nel novembre del 2012, che i farmaci non ancora ammessi al rimborso del Ssn ma verificati come efficaci dalle autorità sanitarie potessero essere venduti in farmacia a chi ha i soldi per comprarseli".

Resta però un fatto, molto grave.

I farmaci innovativi arrivano nel nostro paese con grande ritardo: fino a due anni dall'approvazione europea. Diversi mesi trascorrono mentre l'Aifa rivede i dossier già esaminati e approvati dalle autorità europee e autorizza il farmaco anche nel nostro paese, ma altri mesi passano a definire prezzo e modalità di accesso al mercato. I tempi di questi iter si fanno sempre più lunghi anche perché si allungano i negoziati, con l'Aifa che offre prezzi che le aziende ritengono bassi.

E così "chi ha i soldi si comprerà il farmaco con gli evidenti benefici terapeutici, chi non li ha lascerà questa vita. E non serve raccontare come, negli Usa e nei paesi senza servizio sanitario universale, le persone si indebitino, vendano la casa, chiedano prestiti per potersi pagare anche solo qualche mese di vita".

Fonte: L'Espresso →
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