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Sabato, 20 Aprile 2024

Allerta "febbre del Nilo", due persone ricoverate a Lodi

Si tratta di un virus trasmesso dalle zanzare culex pipiens, originarie dell'Egitto ma molto diffuse nel nostro Paese. I pazienti erano arrivati in ospedale nei giorni scorsi con febbre alta e stato confusionale

Due persone sono state ricoverate a Lodi dopo esser state colpite dalla febbre del Nilo occidentale, virus trasmesso dalle zanzare culex pipiens, originarie dell'Egitto ma molto diffuse in Italia.

Come spiega il Corriere della Sera, la puntura di questo tipo di insetti di solito "non è pericolosa, ma in alcuni casi, soprattutto nelle persone anziane, può causare gravi infezioni, come l’encefalite". 

I due sono ora ricoverati nel reparto di malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano. Si tratta dei primi casi accertati in provincia di Lodi ma altri episodi si erano già verificati nelle vicine province di Pavia, Cremona e Mantova. 

I pazienti - che a quanto si apprende non avevano soggiornato all’estero - erano arrivati nei giorni scorsi in ospedale in gravi condizioni, con la febbre alta e in stato confusionale: gli esami radiodiagnostici e sierologici hanno poi accertato la presenza del virus.  

LA FEBBRE DEL NILO - Se non viene individuata, la malattia può essere vissuta dal paziente come una normale influenza, ma nei casi più gravi può portare a encefalite, coma e morte.  

I SINTOMI - I sintomi della febbre del Nilo sono febbre, cefalea frontale, mal di gola, mialgia, congiuntivite, dolori gastrointestinali e un esantema dalla forma rubeolica o maculopapulosa, limitato al torace.

In circa il 15% dei casi si manifesta una meningite con un referto del liquor non specifico. Come detto la malattia può essere confusa con una normale influenza, circostanza che può rappresentare un ulteriore fattore di rischio. Scrive il Corriere della Sera: 

La malattia porta con sé un’immunità permanente; non è nota un’infezione cronica nell’uomo. La gravità della malattia varia, un’interessamento del sistema nervoso centrale oppure decorsi fatali sono stati osservati raramente. Spesso il percorso clinico è inapparente e esiste quindi un rischio elevato di trasmissione della malattia in chi riceve le conserve di sangue in paesi endemici.
 

Fonte: Corriere della Sera →
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