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Martedì, 19 Marzo 2024

L'appello della giovane mamma: "Non pubblicate foto dei vostri figli su Facebook"

"Ho deciso di non rubare l'identità digitale di mia figlia": così Amy Webb spiega su Slate le ragioni della sua scelta. L'articolo ripreso da Il Post

ROMA - Amy Webb è una giovane mamma autrice di un articolo che sta facendo discutere. Nel suo testo, apparso su "Slate" e ripreso in Italia da Il Post, la donna parte da un messaggio postato da una sua amica su Facebook per spiegare che - secondo lei e suo marito - sarebbe meglio non pubblicare nulla online riguardo ai figli, per salvaguardare la loro privacy.

L'amica di Amy aveva messo sul social network una serie di foto della figlioletta di cinque anni: la vacanza al mare, i giochi sull'altalena, lei nel giorno della sua nascita. E sotto comparivano i tanti "mi piace" e i commenti di amici, inclusi molti "amici" che la mamma di Kate (il nome di fantasia della bimba) conosceva a malapena. "Ma c’erano anche foto di lei nella vasca da bagno e in altri momenti imbarazzanti, come mentre posava indossando il reggiseno di pizzo rosa di sua madre", scrive la giornalista. Quei post "avrebbero condizionato Kate da adulta". Anche perché Facebook di recente ha aggiornato le sue politiche sulla privacy e in pratica questo significa che "ogni volta che i genitori di Kate caricano una foto, stanno (involontariamente) aiutando Facebook a unire il mondo digitale della figlia a quello reale. Gli algoritmi analizzeranno le persone attorno a Kate, i riferimenti fatti, e nel tempo determineranno il gruppo di persone in più stretto contatto con lei. Il problema è che Facebook è solo uno dei siti internet che lo fanno".

I dubbi della mamma giornalista non finiscono qui: 

C’è anche un altro problema molto serio, che riguarderà Kate da adulta. Miriadi di applicazioni, siti e altre tecnologie “portatili” si affidano oggi al riconoscimento facciale: la bio-identificazione è solamente iniziata. Nel 2011 un gruppo di hacker ha progettato un’applicazione che permette di fare un rapido riconoscimento facciale di una persona e ottenere immediatamente informazioni (nome e altri dettagli biografici) sul proprio dispositivo mobile. Gli sviluppatori hanno progettato un sistema di riconoscimento facciale che funziona su Google Glass. Google ha ufficialmente vietato le app che permettono il riconoscimento facciale ma non può prevenire che ne vengano diffuse di “non ufficiali”. E poter accedere in tempo reale a tutte le informazioni disponibili sulla persona con cui si sta interagendo è una cosa grossa

Per evitare tutto ciò, la signora, di comune accordo col marito, ha preso un'importante decisione prima della nascita della loro figlia: 

Abbiamo deciso che non avremmo mai pubblicato online un post, una foto o altre informazioni personali che la riguardano. Invece abbiamo creato per lei un fondo fiduciario digitale.

In sostanza, i genitori hanno creato per la loro figlia alcuni profili sui social network, tutti facenti riferimento a un solo indirizzo mail. "Abbiamo segnato la mia mail permanente come secondo indirizzo, come si fa con i documenti relativi a un conto di un minore in banca. Abbiamo creato un sistema di gestione delle password dove lei potrà trovare tutte le informazioni per fare i login. Quando è nata, nostra figlia aveva già degli account su Facebook, Twitter, Instagram e anche Github. Non abbiamo mai pubblicato niente su quegli account: sono attivi ma privati. Inoltre guardiamo regolarmente sulle pagine dei nostri amici e togliamo qualsiasi tag. Chi ci conosce lo sa e rispetta la nostra regola del non postare niente che riguardi la bambina". E "quando penseremo che lei sia matura abbastanza (che è una cosa diversa dall’essere tecnicamente grande abbastanza) le consegneremo tutto il pacchetto con dentro le password. Avrà l’opportunità di cominciare a formare la sua identità online e ci assicureremo che abbia gli strumenti per prendere decisioni informate su cosa sia appropriato rivelare di se stessa, e a chi".

Fonte: Il Post →
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