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Martedì, 23 Aprile 2024

"Il giornalismo d'inchiesta? Inutile, ormai i misteri d'Italia sono esauriti"

Lo sostiene Paolo Ojetti, giornalista del Fatto Quotidiano: "L’ultima vera controinformazione si è vista per la Diaz nel 2001". Al giorno d'oggi esistono le inchieste, ammette il giornalista. Ma si è ristretto il campo ai soli fenomeni di corruzione

"La controinformazione? Ormai è inutile". Parola di Paolo Ojetti, giornalista del Fatto Quotidiano.

Il giornalismo d'inchiesta, dice Ojetti, ha vissuto una sorta di parabola esistenziale in Italia dalla fine degli anni '60 ai primissini anni '90. Quarant'anni fa la tecnica dell’inchiesta cambiò radicalmente, soprattutto a causa della perdita di fiducia nei confronti delle fonti istituzionali.

"Dalla militanza della controinformazione a ridosso di avvenimenti come Piazza Fontana - dice Ojetti - al periodo delle grandi inchieste degli anni’80, prima fra tutte Ustica, per degenerare poi con Tangentopoli, in cui il meccanismo perverso dell’informazione spettacolo trasformò imputati in colpevoli prima ancora di un giudizio definitivo". Al giorno d'oggi esistono le inchieste, ammette il giornalista. Ma si è ristretto il campo ai soli fenomeni di corruzione.

L’ultima vera controinformazione si è vista per la Diaz nel 2001. Ecco, il potere poliziesco voleva rifilare all’opinione pubblica la falsa molotov, i pestaggi come inevitabile reazione alle violenze. E invece sono state le migliori giornate del giornalismo nazionale, di tutte le tendenze, a eccezione di tre testate e tutte di destra: il Giornale, Libero, il Foglio

L'opposizione ad esempio del Movimento Cinque Stelle, "alla Grillo", non porta secondo Ojetti controinformazione, non fa venire a galla verità nascoste o oscure complicità. "È un’opposizione di chiacchiere e non di fatti, di battute e non di vere denunce".

La conclusione a cui giunge Ojetti è sorprendente. Il giornalismo d'inchiesta oggi è inutile:

Dopo aver attraversato tanti anni di giornalismo e aver seguito per anni la strage di Piazza Fontana, i misteri del sequestro Moro, Sindona, il caso Pecorelli, lo Ior e Calvi, la P2, il fallito golpe Borghese, lo scandalo dei finanziamenti occulti ai partiti elargiti dai petrolieri degli anni ’70, l’Enimont, lo stragismo degli anni ’80 e ‘90, i legami fra i servizi segreti del Viminale e il terrorismo nero di Delle Chiaie, sono arrivato alla conclusione che se qualche verità è venuta a galla, è arrivata talmente in ritardo e talmente sfilacciata da aver perduto, strada facendo, tutto il suo potenziale. Insomma, mi sembra sia stato un lungo lavoro, faticoso, da ricordare con orgoglio, ma del tutto inutile.

Fonte: Il Ducato →
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