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Venerdì, 29 Marzo 2024

L'imprenditore 'sbirro' che ha fatto arrestare i mafiosi: "Miserabili, non li pagherò mai"

"Ho trovato la forza nell'amore e negli occhi dei miei figli e di mia moglie"

Lui si definisce un imprenditore "sbirro", nell'accezione più nobile del termine. Arnaldo Maria Tancredi Giambertone, geometra costruttore di 55 anni, è uno dei due imprenditori che hanno deciso di denunciare spontaneamente i ricatti subiti dalla criminalità organizzata a Palermo, fornendo un contributo all’attività investigativa dei carabinieri che all’alba di oggi, sotto il coordinamento della Procura, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare colpendo il mandamento di Tommaso Natale.

Nove le persone finite in carcere con l’operazione Teneo mentre una si trova ora ai domiciliari. Per la Direzione distrettuale antimafia tra loro ci sono boss e gregari che controllavano l’area che negli anni sarebbe stata sotto la competenza di Giulio Caporrimo, Nunzio Serio e Francesco Paolo Liga. A PalermoToday Giambertone racconta la sua odissea di imprenditore che ha deciso di non piegarsi alle richieste dei mafiosi.

Di dubbi e problemi, in oltre trent’anni di lavori nel settore dell’edilizia, racconta di averne avuti parecchi: "Ho presentato 30-35 denunce, facendo nomi e cognomi. Amici e familiari mi hanno allontanato, non tutti, ma ho trovato la forza nell'amore e negli occhi dei miei figli e di mia moglie. Nel tempo ci sono stati tanti episodi che mi avevano gettato nello sconforto, tra furti di materiale edile, gomme tagliate e tanto altro. Mi sono trovato costretto a stipulare un contratto con un istituto di vigilanza privata dopo vari episodi inquietanti avvenuti a casa mia".

Nel 2017 il geometra ha denunciato un tentativo di estorsione di cui sarebbe stato vittima mentre faceva dei lavori di ristrutturazione. Un noto commerciante con il quale aveva rapporti di lunga data lo aveva invitato a farsi da parte, mentre un operaio che lavorava con lui da più di 20 anni si era prestato per riportare gli avvertimenti arrivati da Cosa nostra: "Mi chiamò… e mi disse ‘ma che state combinando? Gli deve dire al geometra che i travagghi l’hannu a fari l’amici. Prendi tutto e te ne vai via’". Secca e ferma la sua reazione: "Gli ho risposto che non avrei fatto nulla”. che quello che aveva riferito era molto grave. Dopo l’accaduto ho subito furti, danneggiamenti, minacce".

"Fino ad oggi non sapevo che pensare, mi sono sentito a tratti abbandonato dallo Stato, che ha riconosciuto la mia posizione - racconta a PalermoToday - ma ancora non mi ha risarcito per i danni subiti, ho avuto soltanto la sospensione dei termini per quanto riguarda i miei debiti. Nonostante i vari solleciti aspetto ancora di essere ascoltato dalla Commissione nazionale antimafia a Roma".

Il pensiero di mollare tutto c’è stato, ma poi ha prevalso l’orgoglio di combattere. "Ho avuto grosse difficoltà nel mondo del lavoro. Oggi - aggiunge - ho un piccolo cantiere aperto nella zona di via Roma ma ho subito minacce e danneggiamenti fino a quest’anno. Tutti episodi che ho denunciato ancora una volta. Mi ero scocciato, avevo fatto un biglietto aereo per scappare da Palermo. Ho raggiunto Malta ma sono stato meno di 24 ore, poi ho deciso che sarei tornato nella mia città e non mi sarei arreso. Sono loro i miserabili e noi, che abbiamo dentro un senso di giustizia, dobbiamo cercare di reagire e combattere la mafia. In passato sarebbe stato facile lasciarsi travolgere e molti, troppi, lo hanno fatto. Non potete imaginare i soldi che giravano nel mondo dell'edilizia. Ricordo ancora una valigetta piena di soldi che mi mostrarono per i lavori di costruzione di una serie di villette in zona Pagliarelli. Nella vita non sai mai quando acquisirai quella maturità per capire cosa è buono e cosa non lo è, ma oggi so di avere fatto la scelta giusta".

Fonte: PalermoToday →
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