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Venerdì, 19 Aprile 2024

Inquinamento, è allarme in Veneto: "Valori dell'acqua fuori controllo"

In Veneto è allarme Pfas. Sono stati presentati i risultati delle analisi dei primi prelievi effettuati su un campione di residenti della cosiddetta “zona rossa”, l'area interessata dallo sversamento nelle acque di sostanze della Miteni a Trissino. Varie procure sono al lavoro

In Veneto è allarme Pfas. Un mese fa sono stati presentati i risultati delle analisi dei primi cinquanta prelievi effettuati su un campione di residenti della cosiddetta “zona rossa”. Vale a dire l'area interessata dallo sversamento nelle acque di sostanze della ditta Miteni a Trissino, Nord Ovest di Vicenza. L'azienda da oltre 40 anni produce le cosiddette Pfas, utilizzate tanto per fare un esempio, nel trattamento di pelli e tessuti per ottenere i famosi capi Goretex, per impermeabilizzare le borse, per il rivestimento di cartone per alimenti e per i fondi per le padelle in Teflon

Il monitoraggio, come ha raccontato VicenzaToday, mostra una presenza nel sangue dei 14enni di 64 nanogrammi di Pfas, una media quasi uguale a quella del campione del 2016, monitorato dall'Istituto Superiore di Sanità (erano 70 nanogrammi). Un risultato che supera di trentadue volte la mediana nazionale, dove l'indice è di circa due o tre nanogrammi. Al test ha aderito l'80% dei nati nel 2002 residenti in 21 Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova (120 mila abitanti coinvolti dei quali circa 80 mila nella zona “rossa” a più alta concentrazione), tra i quali Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego.

"La presenza di Pfas riscontrata – sottolineava qualche settimana fa il direttore regionale alla sanità veneta Domenico Mantoan – è in linea con la media riscontrata l’anno scorso. Gli esami proseguiranno e si allargheranno a tutta la popolazione interessata, ma questo dato sui ragazzini ci fa supporre che l’emivita di queste sostanze possa essere superiore al previsto, considerando che da luglio 2013 questi ragazzi bevono acqua pulita e che evidentemente queste sostanze le hanno assorbite prima. Continuiamo comunque a monitorare, studiare e siamo pronti ovviamente anche a curare in caso di necessità. Sarà comunque un processo lungo e costoso, perché uno screening non è un’attività che oggi la fai e domani ti dà risposte".

Ora il tema fa breccia anche sulla stampa nazionale. Sono morte ventuno persone su sessantanove, dal 1965 in poi, tra quelle che lavoravano in un determinato reparto. Nessuna di morte naturale. Varie procure sono al lavoro. Corrado Zunino su Repubblica scrive:

Il pesce preso all'amo a Creazzo, una scardola da fiume, aveva nei tessuti 57,4 nanogrammi (per grammo) di Pfas, composto chimico nato dalla fusione di solfuro di carbonio e acido floridico. Settecento volte sopra la soglia del pericolo. Nel sangue di un operaio che ha lavorato per undici anni nella fabbrica a sedici chilometri da Creazzo - la fabbrica è la Miteni di Trissino, Nord Ovest di Vicenza - analisi private hanno contato 91.000 nanogrammi dello stesso Pfas. In un uomo della modernità, sono studi nordamericani, ci dovrebbero essere dai due ai tre nanogrammi di questo impermeabilizzante per giacconi e smartphone, prodotto dal 1938 e usato nel mondo anche per le pellicole antiaderenti delle padelle, la carta da pizza, la sciolina dei fondisti. 

Fonte: La Repubblica →
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