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Giovedì, 28 Marzo 2024

Calcioscommesse, gol e minacce: "Se non paghi uccide mio fratello"

Il Corriere della Sera riporta alcune intercettazioni della nuova inchiesta che ha investito il mondo del pallone. Decine di partite sarebbero state truccate in Lega Pro e serie D

ROMA - Sembrano intercettazioni di un'inchiesta per mafia. Sono, invece, stralci inquietanti di telefonate della nuova inchiesta sul calcioscommesse, quella che ieri ha portato all’arresto di cinquanta persone tra calciatori, dirigenti e uomini ritenuti dagli investigatori esponenti della criminalità organizzata. Ne parla Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera. 

C'è chi non paga e quello a cui va “data una strizzatina”, quello sequestrato perché si rifiuta di onorare un debito, fino a quello terrorizzato dal socio che dice a un dirigente: “Se non lo paghi lui sta per uccidere mio fratello… domani…”. E c'è il caso dei maltesi, definiti da Bianconi "tra i finanziatori dell’operazione scommesse".

LE INTERCETTAZIONI - In una telefonata, per esempio, "il finanziatore Robert Farrugia spiega al calabrese Felice Bellini, già dirigente del Gudja United di Malta passato alla Vigor Lamezia, che un suo socio pretende indietro il denaro: Se non lo paghi lui sta per uccidere mio fratello… domani…". In un'altra telefonata Massimiliano Carluccio, dirigente di fatto della Pro Patria, parla con Mauro Ulizo, direttore sportivo del Monza. E quello di cui parlano è il sequestro di un albanese che ha perso una scommessa e non paga. E per questo gli va data "una strizzatina". Scrive Bianconi:

E' un sequestro di persona quello realizzato ai danni dell’albanese Nerjaku, che non si decideva a onorare un debito. Carluccio ne parla al telefono con Ulizio: Ne ha prese, ma tante ne ha prese da Massimo, adesso lo stiamo portando in campagna… non ha un euro, ha detto che ieri ha perso di nuovo… che ha bisogno di altro tempo… poi gli ho fatto segno e l’ha sfiancato proprio… proprio male male si è fatto… adesso vediamo… una strizzatina la dobbiamo dare, altrimenti questo la porta sempre alla lunga

IL RUOLO DELLA 'NDRANGHETA - Come se non bastasse, gli inquirenti sostengono che la 'ndrangheta fosse in affari con presidenti e dirigenti di alcune squadre. Secondo le accuse, i gruppi si erano divisi gli ambiti dove truccare le partite. Bianconi riporta lo stralcio di un'altra telefonata: da un lato del c’è Pietro Iannazzo, considerato uno dei capi della "cosca imprenditoriale" di Lamezia Terme. Parla di Mario Moxedano, presidente del Neapolis, una delle squadre più coinvolte nell’inchiesta e spiega:

Quest’anno ha deciso che vuole vincere con pochi soldi. Io gli ho detto “va bene, ma i miei dammeli prima”… Ha detto che lui prima non paga neanche i giocatori, e infatti i giocatori non ti fanno vincere il campionato». Iannazzo invece sì. O almeno ci prova. Comprando e vendendo partite, utili a guadagnare posizioni in classifica e molti soldi con il calcioscommesse. Ché altrimenti Moxedano non avrebbe saputo che fare «con la squadra di babbi che ha», laddove babbi sta per stupidi, sprovveduti.

UNA DELLE PARTITE "SOSPETTE": AUTOGOL E PAPERE

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Fonte: Corriere.it →
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