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Mercoledì, 24 Aprile 2024

"Internet sta facendo regredire la mente umana a una fase primitiva"

L'apocalittica opinione del linguista Raffaele Simone

"Siamo immersi in una specie di arretramento collettivo alla prima fase dell'intelligenza dell'uomo, quella legata alla visione e al racconto orale, che fu superata dall'avvento della scrittura. Già Platone, che considerava il discorso scritto il "figlio bastardo" di quello parlato, intuì gli effetti che alcuni media possono avere sulla mente, mentre secoli dopo nessun contemporaneo si occupò di indagare le conseguenze mentali dell'invenzione della stampa. Oggi, che siamo pienamente nella Terza Fase, è necessario fare i conti con il nuovo orizzonte in cui è entrata la nostra mente e, soprattutto, quella dei nostri figli".

Lo sostiene il docente di Linguista all'Università di Roma Raffaele Simone, autore del saggio "Presi nella rete. La mente ai tempi del web", intervistato da L'Espresso.
Nell'intervista Simone parla diffusamente, con toni e argomentazioni "apocalittiche" delle conseguenze che le nuove tecnologie digitali hanno sulle menti umane, soprattutto quelle dei più giovani, i cosidetti "nativi digitali".

Stiamo insomma diventando più stupidi? Anche se apre il libro proprio con questa domanda volutamente retorica, Simone non vuole emettere condanne definitive e sposta l'accento sulle sorti della conoscenza. E qui le cose vanno piuttosto male: la perdita dell'esperienza interiore del tempo e dello spazio indotta dai nuovi media ha già fatto i suoi guasti e cambiato in profondità il modo di formarsi della conoscenza. "In quarant'anni di insegnamento", dice a "l'Espresso", "ho potuto osservare un campione di circa 6 mila studenti. Negli ultimi vent'anni ho calcolato una diminuzione cognitiva di un gradino all'anno. Va scemando quella che si chiamava "cultura generale". Le conoscenze sono "irrelate", cioè composte di tanti frammenti, che chiamerei straccetti, di fonti varie e incongrue. Possono provenire da un testo importante, da un film o da un brano di dubbia qualità pescato in Internet".

La conclusione è di quelle che più pessimistiche non si può:

Dunque non c'è scampo: l'intelligenza regredisce alla fase primitiva, le conoscenze si affastellano senza essere interiorizzate, il pensiero non sa più interpretare le immagini. Ci resta solo una consolazione. Siamo ancora capaci di raccontarvelo pescando le ultime capacità della nostra antiquata "intelligenza sequenziale".

Fonte: L'Espresso →
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