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Giovedì, 28 Marzo 2024

Leghisti in fuga dal partito di Salvini: "Così tradisce l'autonomia"

Un ex dirigente ha accettato di parlare con MilanoToday e attacca il leader del Carroccio: "Quello di Salvini è un consenso effimero". Dai guai giudiziari all'accusa di strizzare l'occhio al fascismo: ecco come cambia la nuova Lega

Gian Antonio Bevilacqua è stato membro del direttivo provinciale della Lega Nord dal 2012 al 2017, già segretario della circoscrizione occidentale di Milano, ora con una proposta di espulsione dal partito di Matteo Salvini sulle spalle, ha abbandonato il Partito proprio mentre il Carroccio è ha l'apice assoluto dei consensi.

L'ex dirigente ha accettato di parlare con MilanoToday della sua irreversibile decisione specchio di una classe dirigente che non si riconosce nella nuova linea nazionale e sovranista della Lega

"La Lega - argomenta Bevilacqua a Massimiliano Melley - è nata come un partito autonomista per difendere le istanze delle Regioni settentrionali. Oggi è un partito nazionale e sovranista che non parla più al Nord ma all'intero Paese. Tanto è vero che il referendum per l'autonomia in Lombardia e Veneto è stato sì sostenuto dalla segreteria federale, ma con una certa freddezza".

Parliamo allora della nuova linea politica. Che al momento sembra avere prodotto ottimi risultati di consenso.
"La mia interpretazione personale è che Salvini abbia in 25 anni difeso le istanze del Nord con risultati piuttosto scarni e quindi voglia incidere in modo pesante aprendo al resto del Paese con un partito nuovo. Ma con il nuovo obiettivo di catturare voti nel resto del Paese non è più possibile presentarsi con le istanze della Lega Nord, quindi è stato necessario cambiare linea politica. Il sovranismo nasce, a mio avviso, per motivi prevalentemente elettorali. Ci si è avvicinati ai partiti di destra trovando uno spazio nel declino di Forza Italia". 

Esiste ancora in Lega la "componente tradizionale"?
"Certo, ma non è compatta. Esistono iscritti e militanti che non hanno abbandonato la questione settentrionale e alcuni sono stati anche eletti alle elezioni regionali lombarde e politiche del 2018. Ma il punto è che, quando si viene eletti, si è portati a mascherare un po' questa differenza, dato che la linea ufficiale è ormai un'altra".

Oggi il partito com'è strutturato? La Lega Nord esiste ancora?
"Oggi esistono due partiti formali: la Lega Nord e la Lega Salvini Premier. Entrambi hanno accesso al 2x1000 con codici diversi. L'ultimo tesseramento era però rivolto alla Lega Salvini Premier. Con il cambio di linea politica era naturale che si arrivasse a un cambio anche di denominazione e di statuto".

Avrà visto il post di Luca Morisi con Salvini che imbraccia un'arma da fuoco. Molti osservatori accusano la nuova Lega di strizzare l'occhio all'estrema destra e alcuni la tacciano anche di fascismo. Che cosa ne pensa?
"Escludendo valutazioni politiche, quel post è fuori luogo. Morisi ha scelto una fotografia di archivio e l'ha strumentalizzata il giorno di Pasqua scrivendo che ci armiamo con mitra ed elmetto. Tuttavia, all'interno della Lega non credo ci sia un pericolo di fascismo. Di sicuro, però, si sono avvicinati alla Lega ambienti che lo ricordano. Lo spostamento a destra della linea porta anche a questo. E' imbarazzante l'alleanza con Vox in Spagna così come sentire, alla manifestazione di Roma, persone che inneggiano a Salvini come al "nuovo duce". Ma c'è un altro pericolo a mio avviso più serio".

Quale?
"L'apertura a livello nazionale combinata con il cambio di linea ha prestato il fianco ad altri problemi. In passato, gli unici problemi giudiziari di sostanza sono stati quelli di Bossi e Belsito, ma livelli di dirigenza inferiori non sono mai stati implicati in guai giudiziari. L'impressione è che si siano "allargate le maglie", includendo anche persone di moralità non specchiata". 

Salvini potrebbe rispondere che mai la Lega avrebbe potuto puntare a percentuali così alte. In politica spesso ha ragione chi vince.
"E' un consenso effimero. Se non porti i risultati che hai promesso, quei voti li perdi con la stessa rapidità con cui li hai conquistati. Le due promesse elettorali realizzate, quota 100 e reddito di cittadinanza non mi sembra che stiano portando a qualcosa di utile per il Paese, anche se nel breve periodo possono portare voti perché dai la possibilità a chi non aveva una sussistenza di ottenere 700 euro al mese o di andare in pensione a 62 anni pur con la pensione tagliata. Sembrano più manovre elettorali che strutturali. Non erano le manovre da fare per risollevare le sorti del Paese".

Quali sarebbero state le politiche migliori, secondo lei?
"La riduzione del cuneo fiscale per abbassare le tasse sul lavoro e, soprattutto, portare a compimento l'autonomia. Sono convinto che ridare slancio alle Regioni traino del Paese avrebbe fatto ripartire il "volano" dell'economia anche verso le Regioni del Sud. Negli ultimi mesi ero rimasto una delle pochissime figure di rilievo a Milano a tenere questa impostazione. Un gruppo di persone ha fondato il "Comitato 22 ottobre", la data del referendum, e con questo comitato, di cui fanno parte anche ex parlamentari, faremo pressione su chi può ancora incidere sull'autonomia".

Quali risultati si attende?
"L'alleanza di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle non facilita le cose. E gli stessi ministri leghisti ormai parlano di autonomia "a saldo zero per lo Stato", cioè fortemente depotenziata, quando sussistono decine di miliardi di imposte "regalate" al Sud senza tra l'altro che questo produca effetti positivi nell'economia dello stesso Sud. E' comunque paradossale che l'unico risultato sull'autonomia sia finora arrivato dalla riforma costituzionale del centrosinistra".

Uno dei capisaldi del successo elettorale della Lega di Salvini è il tema dell'immigrazione e dei migranti. Che cosa ne pensa?
"L'immigrazione va controllata e gestita ma viene usata come un grande e continuo spot elettorale. Chiudere i porti e stringere le maglie non risolverà affatto i problemi del Paese".

Quali spazi sussistono, in Lega, per chi è affezionato alla linea "antica"?
"Direi nessuno, perché con il nuovo partito, Lega Salvini Premier, chi si iscrive ne accetta statuto e linea politica. Servirebbe, come ebbe a dire l'ex governatore lombardo Roberto Maroni, un nuovo partito che difenda le ragioni del Nord, perché sovranismo e autonomia sono questioni antitetiche".

Fonte: MilanoToday →
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