rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024

Il giudice deposita in ritardo sentenze e motivazioni: i mafiosi tornano liberi

Tre imputati con doppia condanna per associazione mafiosa sono liberi. "La Calabria in un baratro giudiziario, ma la politica tace", scrive La Stampa

Gli esponenti della ‘ndrangheta vengono condannati in primo grado e in appello, ma il giudice non deposita la sentenza. Un ritardo di undici mesi che ha portato alcuni condannati nell’inchiesta denominata “Cosa Mia” iniziata nel 2010 a Reggio Calabria a tornare in libertà. Tra loro c'è Teresa Gallico, condannata a 17 anni e 5 mesi di carcere. 

Oggi il quotidiano La Stampa scrive che il processo nato dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone, ora procuratore a Roma, era nato da una sanguinosa guerra di mafia tra gli anni Ottanta e Novanta per il controllo delle cosche della ‘ndrangheta sui lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, dove chiedevano una tangente del 3% alle imprese spacciandola per “tassa ambientale” o “costo sicurezza”. Si fa il processo, mobilitando i reparti speciali per la delicatezza e la pericolosità della materia, e nel 2013 arrivano 42 condanne per 300 anni di carcere. Tutto confermato in appello, a luglio 2015.

Poi c'è il passaggio in Cassazione. E i tempi per fare tutto, prima che scadano i termini della custodia cautelare (sei anni), ci sono, visto che i boss sono stati arrestati nel giugno 2010. Peccato che i termini siano scaduti una settimana fa senza che alla Suprema Corte siano neanche arrivate le carte, ferme in Corte d'Assise a Reggio perché il giudice non ha depositato le motivazioni. Dopo undici mesi. Il risultato: tre imputati con doppia condanna per associazione mafiosa sono liberi. Altri dieci erano usciti sempre per scadenza dei termini della custodia cautelare. 

Fonte: La Stampa →
Si parla di
Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il giudice deposita in ritardo sentenze e motivazioni: i mafiosi tornano liberi

Today è in caricamento