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Giovedì, 25 Aprile 2024

In piazza a Roma contro le disuguaglianze: "I poveri non si cancellano"

L'intervista di RomaToday a Giuseppe De Marzo, della Rete dei numeri pari

"Ad alta voce. Contro la povertà e le disuguaglianze". Domani, 14 ottobre, piazza Don Bosco diventerà il cuore della mobilitazione nazionale indetta dalla rete dei Numeri Pari "che prende idealmente il testimone dalla campagna Miseria Ladra ed è stata inizialmente promossa da Gruppo Abele, Libera e Rete della Conoscenza" e che unisce centinaia di realtà impegnate a "garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di cittadini a cui sono stati negati". Una mobilitazione dal basso che porterà in piazza le sue proposte al Governo nazionale e cittadino. Gli eventi in programma si aprono alle 13 con un pranzo sociale anche se il clou sarà dalle 17 alle 20 con un'assemblea sui temi della Costituzione, dei diritti sociali e delle donne, e dell'accesso alla casa, della lotta alle mafie che verrà chiusa da Don Luigi Ciotti. Romatoday ne ha parlato con Giuseppe De Marzo della Rete dei Numeri Pari.

Partiamo dall'inizio. Chi sono quei 'Numeri pari' che il 14 ottobre riempiranno piazza Don Bosco?

A scendere in piazza è quel pezzo di Paese che in questi nove anni di crisi è rimasto indietro e ha visto peggiorare la sua condizione materiale ed esistenziale. Un pezzo di Paese che però non si è arreso e ha resistito cercando risposte attraverso nuove forme di mutualismo. Ci saranno le cooperative sociali, le associazioni antimafia, i movimenti per il diritto all'abitare, quanti si occupano di accoglienza, le parrocchie che si sono aperte ai problemi del territorio. E ancora: gli studenti, i centri antiviolenza sulle donne, le fattorie sociali, i comitati di cittadini che si sono impegnati a difendere la costituzione in occasione del referendum del dicembre scorso, alcune realtà sindacali. Tutti soggetti che, negli ultimi anni, si sono impegnati in un lavoro di contrasto alla povertà. 

Nell'appello che chiama alla mobilitazione viene spiegato chiaramente: le politiche di austerità e del 'pareggio di bilancio' non garantiscono i diritti fondamentali. Eppure il tema della povertà e delle disuguagliaze è praticamente assente dal dibattito. Perché è importante scendere in piazza sabato? 

Perché se non lo facciamo noi nessuno lo farà al posto nostro. In questi ultimi 9 anni di crisi le disuguaglianze sono aumentate e le politiche messe in campo dai governi, al posto di contrastare questo incremento, l'hanno incentivato. Anche le manovre che verrano messe in atto nel futuro non parlano di noi. Il taglio al welfare e ai diritti sociali non si arresterà. O si scende in piazza o questa voce sarà sempre destinata al silenzio. O diamo vita a un movimento contro le politiche di austerità o si continuerà a non affrontare un tema che riguarda un terzo degli italiani, 14 milioni di persone tra quanti versano in condizioni di povertà assoluta, circa 5 milioni, e relativa, 9 milioni. 

Anche a Roma il tema della povertà è assente dal dibattito che si sviluppa attorno alle 'urgenze' cittadine. Qual è la situazione?

Roma è una delle città dove l'aumento delle disuguagliaze sociali è più marcato. Una città dove le periferie sono escluse dall'accesso ai servizi, il tutto mentre l'attuale sindaco ha tagliato i fondi alle politiche sociali. Grazie a questo incremento della povertà le mafie hanno un potere di penetrazione economica e culturale maggiore perché riescono a produrre risposte che si sostituiscono ad un welfare che non c'è più. O mettiamo al centro la necessità di garantire i diritti sociali oppure nelle periferie, e in tutti quei luoghi di dolore e di povertà, saranno sempre le mafie a trarne vantaggio e la corruzione continuerà ad essere un elemento distintivo delle relazioni sociali. A Roma oltre 400 beni sono stati confiscati alla criminalità organizzata e solo una minima parte è stata assegnata ad usi sociali. Indicativo il fatto che in questa città manca ancora un regolamento per la loro assegnazione e siamo rimasti esclusi dalla sua elaborazione. Non ce lo mostrano: hanno deciso di farci scomparire. Per questo manifestiamo: per aprire un confronto con chi ci governa, sia a livello nazionale sia cittadino. 

Quali proposte mettete sul piatto?

Non vogliamo considerarci i primi, ma nemmeno gli ultimi. Chi scende in piazza sabato è un pezzo di Paese che avanza delle proposte per risolvere quella crisi che attraversa quanti vivono in condizioni di povertà. Vogliamo confrontarci e non sentirci dire che non ci sono i soldi. Noi sosteniamo che non è vero, che è una questione di priorità politiche. Ecco le nostre proposte: misure di sostegno al reddito, rifinanziamento del fondo nazionale per le politiche sociali, eliminazione dei meccanismi d'austerità dall'articolo 81 della Costituzione. Questa è la nostra proposta e vorremmo che qualcuno risponda perché non siamo polvere da nascondere sotto il tappeto. E' complicato far sparire un terzo degli italiani e continuare a sostenere che la priorità è fermare l'arrivo dei migranti.  

Avete delle proposte da avanzare alla politica ma scendete in piazza con un prezioso portato di pratiche. 

Se governi e amministrazioni non ti ascoltano, o si continua a maledire le tenebre o si prova a costruire risposte che attraverso forme di mutualismo e solidarietà provino a produrre un effetto immediato sulle condizioni di impoverimento materiale e relazionale di quanti ne sono coinvolti. Penso al dopo-scuola, all'italiano per migranti, ai laboratori di musica, all'accoglienza diffusa. Costruire una comunità è l'unica forma che abbiamo per evitare una guerra tra poveri e arginare le destre e il razzismo che soffiano sul fuoco delle disuguaglianze. 

Fonte: RomaToday →
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