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Martedì, 19 Marzo 2024

Dal coma ai successi in pista, la forza di Michele: "La tenacia conta più del talento"

È il sedicesimo marciatore più forte al mondo. In Italia il numero uno. Antonelli ha 25 anni. Sette anni fa l'atleta azzurro era rimasto vittima di un gravissimo incidente sul lavoro

Da due settimane lo dicono i numeri: è il sedicesimo marciatore più forte al mondo. In Italia invece non c'è storia, è lui il numero uno. Michele Antonelli ha 25 anni. Sette anni fa l'atleta azzurro era rimasto vittima di un gravissimo incidente sul lavoro: dopo quattro giorni tra la vita e la morte, il marciatore marchigiano si è completamente ripreso e ha deciso di cambiare vita. Con tanta fatica sono arrivati i risultati sportivi: il mese scorso è stato tra i pochi a concludere la massacrante prova di 50 chilometri alla kermesse iridata di Doha. Il Fatto Quotidiano l'ha intervistato. 

Michele Antonelli, dai tre giorni di coma alla rinascita

Era il 12 luglio del 2012 quando la sua vita cambiò per sempre: "Mentre ero al lavoro come giardiniere una pala meccanica si è staccata dall’escavatore e mi ha schiacciato contro un camion. L’incidente mi ha rotto il terzo segmento del fegato. Sono stato in coma per 72 ore e poi un mese ricoverato in chirurgia (...) Da lì ho avuto come un’illuminazione e ho capito quello che volevo veramente fare della mia vita: l’atleta a tutti i costi (...) Uscito dall’ospedale ho deciso che non volevo più fare niente per soldi, ma essere felice con il mio lavoro come se non andassi mai a lavorare". 

La marcia l'aveva scoperta pochi anni prima: era un gioco, una passione. Il vero lavoro era quello di giardiniere, l'atletica soltanto un sogno che sembrava impossibile da realizzare. E invece con tanta tenacia, passo dopo passo (è proprio il caso di dirlo) ha incominciato ad allenarsi più duramente e dopo 8 mesi ha partecipato alla prima competizione. 

"Talento? Non solo, per la marcia serve tenacia"

Da allora Michele Antonelli ha gareggiato in due mondiali, un europeo individuale, tre coppe Ue, vincendo il bronzo in una di queste, due coppe del mondo, un altro europeo e un’Universiade. A Doha ha fatto un capolavoro: la terza migliore prestazione di sempre nella under 23 sui 50 chilometri. 

"Nessuno nel 2012 avrebbe mai scommesso su di me e sul mio ritorno in pista nella disciplina più lunga del programma olimpico (...) Ma qualsiasi cosa tu voglia la puoi ottenere con il duro lavoro. Non sono stato mai un grande talento. Certo il ‘talento fisico’ ci vuole in molti casi. C’è chi ha i piedi bellissimi e parte avvantaggiato. Ma è uno sport in cui la testa vale più del fisico. È la testa che fa la differenza". 

Fonte: Il Fatto Quotidiano →
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