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Giovedì, 28 Marzo 2024

Dj Fabo, parla la vedova di Welby: "Sul fine vita cittadini più avanti di chi li governa"

Il caso di Piergiorgio Welby aprì nel 2006 il grande dibattito sul diritto all'eutanasia. Dieci anni dopo l'Italia non ha ancora una legge sul fine vita. La moglie a Romatoday: "Troppe resistenze in Parlamento"

Oggi dj Fabo, ieri Piergiorgio Welby. Nel mezzo dieci anni. Cosa è cambiato? Troppo poco. L'opinione pubbica ha fatto passi da gigante - "i cittadini sono molto più consapevoli dei loro diritti" - ma il fine vita, in Italia, non è ancora normato. Non si può scegliere di liberarsi da un dolore insopportabile. Non si ha voce in capitolo sul come morire. Fabiano Antoniani, dj milanese, cieco e tetraplegico da tre anni a causa di un incidente stradale, ha potuto farlo in Svizzera dove il suicidio assistito è previsto dalla legge. Prima di essere costretto a varcare il confine si era rivolto al Presidente della Repubblica con un video appello realizzato realizzato dalla voce della fidanzata Valeria. Chiedeva di morire nel suo Paese. La stessa richiesta arrivò 10 anni fa. La lettera allora portava la firma del romano Piergiorgio Welby. Ne parliamo con la moglie, Mina Welby, presidente dell'associazione Luca Coscioni e volto simbolo di una durissima battaglia di civiltà.   

Il 22 dicembre 2016 sono passati dieci anni dalla morte di suo marito. Il primo caso ad aprire un grande dibattito sull'eutanasia. Lei è ancora in prima linea per difendere quel diritto di scelta negato. Oggi cos'è cambiato? 

I cittadini sono molto più informati. Ci sono diverse persone che hanno depositato il testamento biologico nei Comuni che lo hanno istituito. Se ne parla, prima non se ne parlava e in pochissimi conoscevano il tema. 

Ma una normativa ancora non esiste...

No. La nostra proposta di legge sull'eutanasia depositata il 13 settembre 2013 è ferma in commissione dallo scorso mese di marzo. Dovrebbe andare a formare un testo unico insieme ad altre proposte analoghe di iniziativa parlamentare. Ma la data di discussione alla Camera viene continuamente rimandata. Poi c'è il disegno di legge per le disposizioni anticipate di trattamento, per il fine vita. In questo caso non si parla di suicidio assistito ma di scelta delle cure mediche e il rifiuto dei trattamenti. Ma anche questo è fermo. 

Secondo lei perché il nostro Paese è ancora così indietro?

Gli italiani sono pronti, ma ci sono forti resistenze in Parlamento. E' un problema politico. I cittadini, tanti, sono dalla nostra parte. 

Fonte: RomaToday →
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