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Giovedì, 18 Aprile 2024

Modou, il profugo diventato calciatore: dal barcone alla serie A

Il calcio a 5 ha scoperto una nuova stella: MilanoToday racconta l'incredibile storia del giovane Modou Danso e della sua amicizia con Roger, carabiniere del reparto antisommossa del terzo Reggimento Lombardia

Quella raccontata da Carmine Ranieri Guarino su MilanoToday è una bella storia, che scalda il cuore.

Quando le sue orecchie sentono quella parola, i suoi occhi scuri si illuminano incredibilmente. Quando ne parla si agita sulla sedia - come a voler sottolineare che la faccenda è seria -, e quel ciondolo dorato a forma di Africa che porta al collo sbatte sul petto. Il calcio per Modou Danso, diciannove anni, dal cuore del Gambia, è «la cosa più bella del mondo, è davvero tutto». Quel gioco è stato, poco più di due anni fa, il segreto che gli ha permesso di non aver paura quando i suoi compagni di viaggio ne avevano. È, e lui spera che lo sarà, il lavoro che gli permette di vivere in Italia e di farlo da cittadino libero. Regolare. 

Sì, perché quando il 18 febbraio del 2014 Modou arriva in Italia, al porto di Augusta, lo fa a bordo di un barcone partito due giorni prima dalla Libia. Lo fa da profugo. Due mesi prima aveva lasciato sua mamma nella loro casa di Katchang ed era partito, attraversando l’Africa fino ai porti libici. In Sicilia, però, a soli diciassette anni, e completamente solo, trova uno “zio”: «Per me è uncle Roger, la persona che ha fatto tutto per me». Roger è un carabiniere del reparto antisommossa del terzo Reggimento Lombardia, ma per quel giovane gambiano è di più: è l’uomo che, insieme ai suoi colleghi, subito si interessa alla sua storia e alla sua vita. 

Dopo averlo visto per una settimana intera da solo e in disparte nel centro di accoglienza temporaneo, quel militare gentile gli parla - era uno dei pochi lì a sapere l’inglese - e scopre che quel ragazzo soltanto qualche mese prima aveva esordito nella nazionale Under 17 di calcio del Gambia. Poi, aveva deciso di scappare «per problemi economici» e perché «vivere da noi non è sicuro», da quando - 22 luglio 1994 - il presidente “padrone” Yahya Jammed ha preso il potere con un colpo di Stato. 

Il carabiniere capisce perché il diciassettenne è triste - “Io pensavo solo al calcio”, ricorda oggi lui - e decide che qualcosa va fatto. Contatta il presidente dell’Augusta calcio a 5, parla con l’allenatore e alla fine ottiene una promessa: Modou farà un provino. «Il primo impatto è stato davvero difficile - dice sorridendo il calciatore -. Ero stanco, distrutto ma non mi sono arreso. Mentre ero sul barcone non avevo paura perché pensavo al mio sogno. Non potevo arrendermi». 

Così, passa una settimana: il ragazzino si allena - «Correvo da solo nel centro d’accoglienza», che ironia del destino era proprio il palazzetto dello sport - e arriva una seconda occasione. Giovanni Santanello, patron dell’Augusta, e Andrea Tringari, il presidente, non ci pensano neanche un secondo: Modou diventa un calciatore dell’Augusta, serie A2 di calcio a 5. 

Il resto, per “l’ex profugo”, è tutto un sogno che si avvera: le partite con l’Under 17 e l’Under 21 dell’Augusta - con cui nell’ultimo anno ha segnato quasi trenta gol -, l’esordio in prima squadra, la prima rete tra i “grandi” contro il Catania, il diploma preso a scuola e le lezioni serali fatte a casa con i compagni di squadra da autodidatta «perché per giocare a calcio capirsi è fondamentale».

Fonte: MilanoToday →
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