rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024

E' morto Gabriel García Márquez

Uno dei grandi scrittori del XX secolo e uno dei più grandi nella storia della letteratura in lingua spagnola, Gabriel Garcia Marquez era anche lo scrittore latinoamericano più letto del mondo

Il premio Nobel per la letteratura colombiano Gabriel Garcia Marquez, considerato come uno dei più grandi scrittori in lingua spagnola, è morto ieri sera nella sua casa di Città del Messico. La conferma è arrivata dal presidente della Colombia Juan Manuel Santos con un messaggio su Twitter: "Cent'anni di solitudine e di tristezza per la morte del più grande colombiano di tutti i tempi". Pochi minuti prima, la televisione messicana Televisa aveva annunciato, sempre su Twitter, che lo scrittore ottantasettenne era morto a casa sua, circondato da sua moglie e dai suoi due figli.

La sua salute era da giorni "molto fragile", secondo i familiari: l'8 aprile scorso aveva lasciato un ospedale di Città del Messico dopo otto giorni di trattamento a seguito di una polmonite. Garcia Marquez viveva in Messico dal 1961, dopo essere vissuto a Cartagena (Colombia), Barcellona e L'Avana. Da molti anni si era ritirato dalla vita pubblica e non rilasciava dichiarazioni alla stampa. Considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi in lingua castigliana, aveva ricevuto il Nobel per la letteratura nel 1982. Aveva raggiunto la notorietà mondiale nel 1967 con il romanzo "Cent'anni di solitudine", considerato il suo capolavoro.

Uno dei grandi scrittori del XX secolo e uno dei più grandi nella storia della letteratura in lingua spagnola, Gabriel Garcia Marquez era anche lo scrittore latinoamericano più letto del mondo. Nato nel 1927 nel villaggio di Aracataca, sulla costa caraibica della Colombia, figlio di un umile telegrafista, educato dai suoi nonni e dalle zie, aveva passato l'infanzia immerso nella cultura della sua terra natale, un affascinante mescolanza di tradizioni indios, degli schiavi africani e dei coloni spagnoli. Le leggende e i profumi dei Caraibi hanno così ispirato un'immensa opera di romanzi e racconti, a cui Garcia Marquez aveva aggiunto la sua passione per il giornalismo.

Il suo capolavoro, "Cent'anni di solitudine", tradotto in 35 lingue e venduto in 30 milioni di copie, è un affresco storico e letterario che narra la tormentata saga della famiglia Buendìa a Macondo, villaggio immaginario dei Caraibi fra il XIX e il XX secolo. E' in Messico, dove si installa all'inizio degli anni '60, che la vocazione letteraria di Garcia Marquez si consolida, dopo un incontro con il suo amico messicano Carlos Fuentes, anch'egli scrittore. "Un pomeriggio ci siamo seduti davanti a casa mia e ci siamo detti: 'Che facciamo?' e abbiamo deciso di scrivere romanzi: il dado era tratto", confidò lo stesso "Gabo", soprannome affettuoso datogli dagli amici.

Il Nobel arriva nel 1982, dopo altri due grandi successi: "L'autunno del patriarca" (1975) e "Cronaca di una morte annunciata" (1981). L'accademia di Stoccolma celebra la sua opera in cui "si alleano il fantastico e il reale nella ricca complessità di un universo poetico che riflette la vita e i conflitti di un continente". Garcia Marquez, nel tradizionale abito colombiano liqui-liqui bianco, insistette durante la cerimonia di voler descrivere una "realtà che non è di carta", denunciando la solitudine e le ingiustizie, quasi impossibili anche solo da immaginare, del continente latinoamericano.

La coscienza politica fu un tratto fondamentale della personalità di Garcia Marquez, che ha lasciato in eredità a Cartagena la scuola giornalistica "Fondazione del nuovo giornalismo". Dopo gli inizi nel "El Espectador" di Bogotà alla fine degli anni '40, "Gabo" fu inviato in Europa a causa di un articolo non gradito dal regime militare, e visse a Ginevra, Roma e Parigi, dove nel quartiere latino finì di scrivere il suo romanzo "Nessuno scrive al Colonnello".

Garcia Marquez definì il giornalismo come "il mestiere più bello del mondo" e si distinse sempre per la sua difesa delle vittime delle dittature latinoamericane. Fu grande ammiratore della rivoluzione cubana e amico intimo di Fidel Castro, a cui rese visita più volte all'Avana. Una relazione che i suoi detrattori e rivali gli rinfacciarono: un altro premio Nobel della letteratura, il peruviano Mario Vargas Llosa, di tendenze liberali, lo accusò di essere uno "scrittore cortigiano" usato dal regime comunista dell'isola come "alibi negli ambienti intellettuali". "Gabo" fu corrispondente a Bogotà dell'agenzia di stampa cubana Prensa Latina. Fotografato anche a fianco di François Mitterrand e Bill Clinton, Garcia Marquez era stato criticato da alcuni anche per questa sua apparente fascinazione per i potenti (o viceversa?).

In Colombia alcuni gli avevano rimproverato l'assenza proprio dal suo paese di origine, dilaniato da una sanguinosa e lunghissima guerra civile fra le autorità e i ribelli comunisti. "Sono fondamentalmente uno scrittore, un giornalista, non un politico", rispondeva Garcia Marquez, che sosteneva di aver aiutato, nell'ombra, a far liberare diversi prigionieri politici cubani. Dopo altri grandi successi come "L'amore ai tempi del colera" (1985) o "Il generale nel suo labirinto" (1989), alla fine degli anni '90 "Gabo" aveva cominciato a lottare contro un cancro del sistema linfatico, superato nel 2005 dopo lunghe cure. Il suo ultimo romanzo, "Memoria delle mie puttane tristi", è stato pubblicato nel 2004.

La stampa di tutto il mondo ricorda oggi il grande scrittore. Noi vi proponiamo El Universal, quotidiano per cui Gabo lavorò a lungo in gioventù lo ricorda con decine di articoli, foto e un'edizione speciale.

Fonte: El Universal →
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

E' morto Gabriel García Márquez

Today è in caricamento