rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024

"Il pericolo che viene dal mare minaccia i tesori d'Italia"

"E se succedesse a Venezia? Se la tragedia di Genova si ripetesse nel cuore di Venezia?". Stella sul Corriere analizza i possibili rischi derivanti dal passaggio di navi da crociera davanti a piazza San Marco

Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera si domanda: "E se succedesse a Venezia? Se la tragedia di Genova si ripetesse nel cuore fragile della città serenissima e una nave carica di passeggeri enormemente più grande della petroliera Jolly Nero andasse a sbattere contro gli edifici dello scenario architettonico più famoso del pianeta? Diranno: è praticamente impossibile. Anche a Genova era praticamente impossibile. Ma è successo".

Paolo Costa, ex sindaco della città e oggi presidente dell'Autorità portuale irride alle «paure» (le virgolette ironiche sono sue) di chi paventa il rischio che un giorno qualcosa possa andare storto e confonde «l'irresponsabile fuori rotta» della Costa Concordia al Giglio con «l'avvicinamento in piena sicurezza» delle grandi navi al bacino di San Marco. Cosa significa «piena sicurezza»?

L'ammiraglio Felicio Angrisano poche ore prima dello schianto di Genova dava così il benvenuto al successore al vertice della Capitaneria di Porto genovese: "Lascio uno scalo sicuro, affidabile, funzionale». Il più possibile, si capisce: "L'unica sicurezza a prova di bomba, per un porto, è non fare entrare nessuna nave...".

Una sintesi perfetta: garantire ai veneziani e al mondo la «piena sicurezza» dell'ingresso davanti a San Marco di navi spropositate come la «Divina», lunga 333 metri cioè il doppio di piazza San Marco e alta 66 metri cioè il doppio del Palazzo Ducale vuol dire tutto e niente.

E se un motore si rompe? Se scoppia un incendio? Se c'è un dirottamento? Se il pilota sbaglia o impazzisce?Conosciamo l'obiezione: le corna scaramantiche. «Dio santo! Perché mai dovrebbe succedere?». Il guaio è che cose simili sono già successe. E talvolta dentro la stessa laguna veneziana che coi suoi 110 centimetri di profondità media è un mondo delicatissimo. Negli ultimi anni la «Mona Lisa» si è incagliata davanti Riva degli Schiavoni, la «Haci Emine Ana» è finita in avaria contro i cantieri del Mose a Malamocco, la «Celebrity Solstice» e la «Carnival Breeze» hanno rotto gli ormeggi in Marittima per il vento...

Sono enormi le navi da crociera, dei veri bestioni. Il comandante Checco Baradel dopo aver navigato tutta la vita vive alla Giudecca. Dice di riconoscere la stazza delle navi che passano "da quanti quadri si spostano alla parete della sala da pranzo". Ne passano tantissime. Nel 2011 erano state 654, nel 2012 sono cresciute ancora: 663. Più gli oltre trecento traghetti. Per un totale di un migliaio di giganti l'anno. Andata e ritorno davanti a San Marco perché l'altro percorso (canale dei Petroli fino a Marghera e poi lungo il canale Vittorio Emanuele) è meno romantico.

Certo, sono navi moderne, dotate di sistemi di sicurezza avveniristici, spinte da motori affidabili. Ma restano, sullo sfondo, quegli incubi sospesi: il guasto, l'errore umano, l'incendio... E prima di fermarsi quei bestioni in manovra in uno spazio ristretto potrebbero travolgere la punta della dogana, San Giorgio, le due colonne di «San Marco in forma de leon» e di San Teodoro. Per carità, Dio sa quanto abbiamo bisogno del turismo. Ma val la pena di mettere a rischio Venezia?

Fonte: Corriere della Sera →
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Il pericolo che viene dal mare minaccia i tesori d'Italia"

Today è in caricamento