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Venerdì, 29 Marzo 2024

“Servono 1.200 persone per raccogliere i kiwi”: la Nuova Zelanda cerca manodopera

Troppi frutti e poche mani che li raccolgono. Un problema che il governo neozelandese vuole risolvere estendendo il visto ai turisti che aiuteranno a lavorare nei campi. Ma il problema è lo stipendio 

Ci sono troppi kiwi e poche mani per raccoglierli. E' il problema che sta vivendo la Nuova Zelanda con uno dei suoi frutti simbolo, di cui è il terzo produttore al mondo. Le piante producono sempre più kiwi, ma non si riescono a trovare 1.200 persone per raccoglierli, con il rischio che la gran parte finisca per marcire sugli alberi. Per questo motivo il governo neozelandese ha in mente di estendere il visto ai turisti che aiuteranno i braccianti nei campi. Una soluzione molto simile a quella adottata in Australia, ma che ha provocato diverse polemiche.

Con l'aumentare della domanda è stata incrementata anche la produzione di kiwi, un +19% che non è stato accompagnato da un adeguamento numerico del personale destinato alla raccolta. Una situazione paradossale visto che i Nuova Zelanda ci sono più di 6mila disoccupati, che preferiscono patire la fame piuttosto che svolgere questa attività. Secondo le stime, riportate anche dal New Zealand Herald, il problema è destinato soltanto a peggiorare: entro il 2030 l'incremento della produzione di kiwi sarà del 35%. In quel caso serviranno 14.300 braccia in più.

Ma non si tratta soltanto di pigrizia. Come spiegano i sindacati, per lavorare alla raccolta dei kiwi, attività molto faticosa, i braccianti devono trasferirsi nella regione di Bay of Plenty, in cui dovranno  pagare una casa in affitto. Il salario previsto per la raccolta è di 540 dollari neozelandesi, pari a poco più di 300 euro, e considerando il costo medio di un affitto, che si aggira intorno ai 400 dollari (circa 235 euro), è evidente come, dal punto di vista economico, il gioco non valga la candela. Da qui l'idea di estendere il visto ai turisti che si prodigheranno nella raccolta dei kiwi, una soluzione che non sembra trovare molti consensi, visto che in passato simili politiche lavorative hanno finito per dare luogo ad episodi di abusi e bullismo contro i braccianti sottopagati.

Fonte: New Zealand Herald →
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