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Giovedì, 18 Aprile 2024

La storia del profugo assunto in Polizia: "Se vivi qui per spacciare, meglio tornare in Africa"

Un giovane rifugiato collabora con la Questura di Prato come interprete e mediatore

"Quando guardo negli occhi i migranti arrestati, mi viene da piangere". A parlare è S., un rifugiato del Mali sbarcato a Messina nel 2015 che ora vive a Prato e collabora con la locale Questura. Un percorso ad ostacoli il suo, come quello di tanti migranti sbarcati nel nostro Paese. Dopo aver studiato l'italiano, ha ottenuto il diploma di terza media e oggi ha un contratto di collaborazione con la Polizia: lavora come interprete e mediatore culturale.

Conosce quasi dieci lingue e per questo il suo ruolo è fondamentale: quando i poliziotti arrestano un africano, lui è sempre in prima linea. Traduce e cerca di convincere gli arrestati a cambiare vita.

Redattore Sociale racconta la sua storia:

"A volte li guardo negli occhi e mi viene da piangere. Questi ragazzi si ritrovano a delinquere perché sono emarginati, e perché credono sia la via più semplice per mandare soldi a casa. A loro piacciono i sodi facili. Molti di questi migranti sono arrivati in Europa con l’idea di cambiare la propria la vita, ma se il modo di cambiarla passa dalla criminalità, è meglio che tornino a casa. Se stai qui e spacci, meglio rimpatriare, così vivi con più dignità".

"Dall’Africa si ha la percezione che in Europa sia tutto semplice, ma invece non è così - racconta il ragazzo -. Chi sta per mettersi in viaggio deve sapere che vivere in Europa è molto difficile. Ai miei cugini e ai miei amici sconsiglio di partire, in Italia una stanza in affitto costa 300 euro. Corrispondono a 400mila Cfa, una cifra astronomica per l’Africa".
 

Fonte: RedattoreSociale.it →
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