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Venerdì, 29 Marzo 2024

Scoperti sei nuovi vulcani nel Golfo di Napoli: "Adeguare i piani di rischio"

La scoperta in uno studio condotto università e Cnr pubblicato sulla rivista americana Geophysical Research Letter. Le sei strutture vulcaniche sottomarine sorgono tra Ercolano e Torre Annunziata

Nel Golfo di Napoli ci sono sei nuovi vulcani sottomarine, ad appena tre chilometri dalla costa nel tratto compreso tra Ercolano e Torre Annunziata. La scoperta, riportata dal Corriere del Mezzogiorno, è stata pubblicata questo mese sulla rivista scientifica americana Geophysical Research Letter, ad opera di un gruppo di esperti del quale fanno parte membri dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Roma1), del Dipartimento di scienze della terra (Distar) dell'Universtità Federico II di Napoli e dell'Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche.

Lo studio si intitola "Somma-Vesuvio volcano revealed by magnetic and seismic data". 

Scrive Guido Ventura, uno dei ricercatori dello studio sul sito dell'Università partenopea:

Abbiamo rilevato nuovi punti di emissioni di anidride carbonica nel Golfo di Napoli cosa abbastanza comune in aree geotermali e vulcaniche. E qui abbiamo scoperto sei strutture vulcaniche (coni e duomi) finora sconosciute, con un diametro di 800 metri. Inoltre sono state identificate delle colate laviche medioevale

I sei vulcani formano una semicorona sottomarina e hanno età diverse. I prime tre (V1-V2-V3) si sono formati prima di 19 mila anni fa, quindi in epoca preistorica. Mentre il vulcano V5, quello più vicino alla costa di Torre Annunziata, la cui parte superiore è a soli 5 metri sotto il fondale marino, è più recente. Il V6, infine, avrebbe eruttato in età molto più vicine a noi, cioè dopo il 1631, nel 1794 e nel 1861.

Insomma, avvertono i ricercatori: "Il rischio correlato a possibili, future attività sottomarine, dovrebbe essere incluso nei programmi di valutazione del rischio". Mentre, dal momento che è stata accertata la presenza di colate laviche vesuviane che nel Medioevo hanno raggiunto il mare, "anche questo rischio dovrebbe essere presto in considerazione per una corretta pianificazione degli scenari eruttivi attesi".
 

Fonte: Corriere del Mezzogiorno →
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