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Giovedì, 25 Aprile 2024

Non siamo un paese per piccoli geni: "La scuola italiana non aiuta i più intelligenti"

Il nostro sistema scolastico non è assolutamente in grado di gestire i bambini plusdotati. Niente percorsi speciali e chi ha un particolare talento non è supportato in alcun modo a trovare la sua strada. L'articolo dell'Espresso

L'Italia non è un paese per piccoli geni. Il nostro sistema scolastico non è assolutamente in grado di gestire i bambini plusdotati. Niente percorsi speciali e chi ha un particolare talento non è supportato in alcun modo a trovare la sua strada.

Manco a dirlo, nel resto d'Europa le cose vanno ben diversamente. Una bella inchiesta dell'Espresso racconta cosa succede ai ragazzi italiani con quoziente intellettivo superiore alla media.

I dati sono sorprendenti: nella nostra Penisola i bambini con Q.I. (quoziente intellettivo) elevato,125-160, abbandonano la scuola come i coetanei meno dotati. Sono lontani anni luce paesi come Israele, Stati Uniti, Germania o Olanda, che considerano vere e proprie risorse i piccoli geni. Gli insegnanti spesso non sono preparati ad affrontare questa situazione. Prendiamo Simone, per esempio. Alla maestra diceva “Scusi la sequenza dei colori dell'arcobaleno è sbagliata, si colora in base alla frequenza” riferendosi alla frequenza del colore, ogni colore emette una certa frequenza, “Il problema è posto male, si risolve cosi..” Sono frasi che ha detto a scuola, dice la madre all'Espresso.

Poco prima dei tre anni sapeva leggere, a quattro sa tutto di pianeti, sistema solare e costellazioni. Ma è svogliato e come di solito accade ai Plusdotati: non studiano e sono iperattivi, certo per loro è tutto facile, le lezioni ripetute allo strenuo non hanno senso, e si distraggono. Sono pessimi alunni. In alcuni casi (Matteo) gli viene diagnosticata l'ADHD, sindrome da deficit di attenzione e iperattività: da trattare con psicofarmaci. In realtà è "semplicemente" un genio in incognito, e solo grazie a genitori attenti si riescono ad evitare brutti scherzi, come l'uso di farmaci per sedare le “disobbedienze” del piccolo.

Annamaria Roncoroni, neuropsichiatra, spiega che "al di là del “patrimonio genetico” dell’individuo, se l’ambiente non offre adeguate possibilità di crescita e di sviluppo, non è assolutamente detto che i bambini plusdotati sviluppino il loro potenziale".

In Olanda da circa 20 anni si parla di plusdotazione, nei sussidiari sono già indicati con un asterisco quali sono gli esercizi rivolti a questi bambini: in questo modo è possibile mantenere vivo il loro interesse e contemporaneamente aumentare le loro competenze e non frustrare l'autostima.

In Italia invece la scuola pubblica non riesce a sensibilizzare gli insegnanti: non sono informati e non sanno riconoscere i bambini plusdotati.

Fonte: L'Espresso →
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