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Martedì, 19 Marzo 2024

Giudice concede la protezione umanitaria a un 24enne del Gambia: "E' povero"

Per la prima volta in Italia un tribunale ha concesso il permesso di soggiorno per "protezione umanitaria" a un immigrato riconosciuto come "profugo per motivi economici"

MILANO - Essere povero è motivo per concedere l'accoglienza in Italia. Lo ha stabilito il giudice civile di Milano, Federico Salmeri, concedendo il permesso di soggiorno per "protezione umanitaria" a un 24enne del Gambia che poco prima se lo era visto negare dalla Commissione Territoriale.

LA SENTENZA - Nell'ordinanza, pubblicata integralmente sul sito meltingpot.org, il giudice descrive il Gambia come "uno dei Paesi più piccoli e più poveri del continente Africano" dove "la povertà è diffusa" e "buona parte della popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà". In questo contesto, sarebbe "contraddittoria e inverosimile" la scelta del giovane "di percorrere un viaggio così tanto lungo, incerto e rischioso per la propria vita, se nel Paese di origine godesse di condizioni di vita sopra la soglia di accettabilità e adeguatezza".

PROFUGO "ECONOMICO" - Naturale, dunque, accogliere la sua richiesta di soggiorno in Italia. Perché un eventuale provvedimento di rimpatrio, sottolinea ancora il giudice Salmeri, lo catapulterebbe "in una situazione di estrema difficoltà economica e sociale e sostanzialmente imponendogli condizioni di vita del tutto inadeguate". E soprattutto, evidenzia il giudice citando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, espellerlo sarebbe un atto "in spregio agli obblighi di solidarietà di fonte nazionale ed internazionale".

STOP ALLE POLEMICHE - In un passaggio dell'ordinanza, il giudice milanese gioca d'anticipo, intervenendo a priori sulle polemiche politiche che potrebbero scaturire dal suo verdetto. E' vero, chiarisce, che una decisione di questo genere "può comportare il rischio di un riconoscimento di massa della protezione umanitaria". Ma, avverte: 

Il riconoscimento di un diritto fondamentale non può dipendere dal numero di soggetti cui quel diritto viene riconosciuto perché per sua natura un diritto universale non è a numero chiuso.

Fonte: La Stampa →
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