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Giovedì, 25 Aprile 2024

Reclutatore di kamikaze arrestato in Italia era mantenuto dai servizi sociali

Abdul Rahman Nauroz è stato arrestato venti giorni fa nel blitz antiterrorismo condotto dal Ros a Merano. Il Fatto racconta che il comune di Merano pagava l'affitto del monolocale usato come base logistica dagli islamisti e il loro leader frequentava il corso da fabbro della provincia di Bolzano "per costruire ordigni esplosivi artigianali"

Abdul Rahman Nauroz è stato arrestato venti giorni fa nel blitz antiterrorismo condotto dal Ros; era una delle figure più carismatiche della cellula guidata dal mullah Krekar.  In Italia sette persone sono finite in manette, tutti membri della cellula terroristica, la cui guida spirituale e operativa è tal mullah Krekar, in carcere in Norvegia. Tra gli arrestati a Merano spicca proprio la figura di Abdul Rahman Nauroz, incaricato di organizzare un comitato segreto destinato ad operare anche in Europa e che reclutava combattenti per il Kurdistan e il Medio Oriente. "L'uomo, grazie alla sua forte personalità" era in grado "di far abbracciare agli adepti la causa fino al martirio". 

Negli ultimi giorni sono venuti alla luce dettagli francamente allucinanti. Infatti il comune di Merano pagava l'affitto del monolocale usato come base logistica dagli islamisti. E non è tutto: il loro leader, che viveva grazie all'assegno sociale, frequentava il corso da fabbro della provincia di Bolzano ma, scrive il Ros, “precisa di aver aderito a tale iniziativa al solo fine di acquisire specifiche competenze meccaniche per costruire ordigni esplosivi artigianali”. Proprio così: il capo della cellula jihadista decapitata in Alto Adige era mantenuto dai servizi sociali. Lo racconta il Fatto Quotidiano. 

Le intercettazioni ambientali del Ros nell'abitazione di Nauroz, a settembre 2011, hanno svelato il suo coinvolgimento a livello internazionale nell'organizzazione jihadista, in contatto operativo con altre cellule, sempre di natura "confessionale", che seguivano le linee ispirate dal Mullah Krekar. Erano pronti al "martirio" jihadista e a partecipare ad azioni militari da mantenere segrete da compiersi in Kurdistan ed Iran. Come è possibile che questo pericoloso jihadista fosse mantenuto dal welfare italiano? La motivazione è surreale:

"L’uomo era un richiedente asilo: come risultava dalla documentazione presentata (poi rivelatasi falsa) era perseguitato, ironia della sorte, dagli estremisti islamici".

Fonte: Il Fatto Quotidiano →
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